Terremoto in Umbria, si muove la faglia del 2016: notte fuori casa per 200 persone. Sisma tipico della zona degli Appennini

Proseguono i controlli a tappeto per verificare la situazione delle strutture pubbliche e delle abitazioni private dopo le scosse registrate ieri in tutta la provincia di Perugia. Tre quelle più forti e tutte a 5-6 chilometri a sud-est di Umbertide: quella delle ore 16,05 con magnitudo 4.3 e profondità di 10 chilometri; quella delle 20,o8 con magnitudo 4.6 e profondità di 8 chilometri e quella delle 20,14 con magnitudo 3.9 e profondità 10 chilometri. Quella appena trascorsa è stata una notte di paura per molti che hanno deciso di non restare in casa dopo il terremoto. Più di 200 persone ad Umbertide hanno scelto di riposare nei letti allestiti dalla Protezione civile nelle palestre di Umbertide, Pierantonio e Sant’Orfeto.  Sono stati, invece, diversi quelli che hanno trascorso la notte in auto nella zona tra Umbertide e Perugia. Altre due scosse di terremoto di magnitudo  di poco superiore a due sono state registrate nella notte nella zona di Umbertide dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. I danni sembrano essere contenuti anche se le prime tre scosse hanno letteralmente fatto spostare la sommità del campanile della piazza di Pierantonio, frazione di Umbertide.  In alcuni edifici si registrano danni come il distacco dell’intonaco o tegole e pezzi di cornicioni caduti. Ad Umbertide c’è stata, inoltre, l’evacuazione di una trentina di residenti in quattro palazzine e tre abitazioni. Scuole e università sono rimaste chiuse, così come gli uffici della Regione e del Consiglio regionale a Perugia. Da ieri sera la sede della Protezione civile di Foligno è diventata il centro operativo per coordinare le operazioni di emergenza. La zona colpita dal sisma “ha una sismicità storica e recente importante. Il terremoto è avvenuto in un’area nella quale il meccanismo è quello estensionale tipico della zona degli Appennini”, ha commentato Salvatore Stramondo, direttore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv. Con molta probabilità è la faglia Alto Tiberina, la stessa del terremoto di Amatrice, dell’Aquila, Colfiorito e Gubbio. “L’Appennino è come se fosse spezzato, c’è la parte nor-orientale che si muove verso la zona balcanica con 1 o 2 millimetri l’anno, mentre l’altra parte sta ferma”, ha detto Thomas Braun, ricercatore dell’ Ingv. Le scosse di ieri sono state avvertite anche in alcune aree delle regioni limitrofe come Toscana, Marche e Lazio. Dal 1985 ad oggi – secondo l’Istituto nazionale di deofisica e vulcanologia – l’area interessata ha una sismicità frequente, in particolare a nord-est, nella zona di Gubbio.