Autonomia differenziata, una riforma iniqua e pericolosa per l’Umbria: l’opposizione chiede il ritiro

Le dimissioni clamorose di Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini, dal comitato istituito dal ministro Roberto Calderoli per il disegno di legge sull’autonomia differenziata, rappresentano una sonora bocciatura della riforma. Qualcuno lo ha definito un colpo da ko a una riforma iniqua. Ora, a scendere in campo, sono tutte le minoranze dell’Assemblea legislativa dell’Umbria. Chiedono che la Regione Umbria ” si attivi affinché venga chiesto il ritiro del disegno di legge Calderoli sul regionalismo differenziato”. E’ una delle poche occasioni dove l’opposizione trova un accordo unitario. La richiesta, infatti, porta la firma di Simona Meloni, prima firmataria e capogruppo del Pd, Tommaso Bori (Pd), Michele Bettarelli (Pd), Fabio Paparelli (Pd) Thomas De Luca (M5S), Andrea Fora (Patto Civico-Italia Viva), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi, gruppo Misto. Secondo i consiglieri di opposizione dell’Assemblea legislativa “la riforma mette fortemente in discussione la tenuta e la coesione sociale del Paese; finisce per aumentare il divario tra le Regioni del nord e quelle del sud e acuire ulteriormente le disuguaglianze territoriali”. L’Umbria stessa, sostengono i consiglieri di minoranza, “ha tutto da perdere da questa riforma  a causa dello scarso numero di abitanti e del livello di indebitamente monstre ormai raggiunto in sanità”. Per Pd, M5S, Patto Civico e Gruppo Misto “è del tutto evidente dunque che, per il bene dell’Umbria e del Paese il disegno di legge venga ritirato, dato che non promuove affatto l’interesse nazionale ma incoraggia la frammentazione delle competenze, i divari territoriali e quelli economico-sociali e non prevede nessuno stanziamento di bilancio per la copertura degli stessi”. Dell’autonomia differenziata la Lega e il governo di centrodestra ne hanno fatto un provvedimento bandiera. La Tesei addirittura ha spiegato che si tratta di una legge “che si aspettava da tempo”. Purtroppo tutti gli studi fatti, dai più grandi esperti italiani, viene fuori che dal provvedimento ci sono “solo rischi enormi per la scuola e la sanità pubblica”. ” Le disuguaglianze aumenteranno ancora di più e la fuga al Nord dei pazienti non può che crescere”, ha affermato Nino Cartabellotta, presidente della prestigiosa Fondazione Gimbe.