Disabilità, da Assisi l’appello a Papa Francesco: “Non siamo scarti, riscrivete l’economia insieme a noi”

Quanto vale la vita umana? E questo valore, nella sua forma più autentica, può essere messo al centro di un processo di rifondazione dell’economia? Il forte «Sì» di fronte a questo interrogativo è stato l’architrave del messaggio che l’Istituto Serafico di Assisi ha portato all’evento The Economy of Francesco, appena conclusosi proprio nella città del Santo Patrono d’Italia e alla presenza di Papa Francesco.

Questa tre giorni, punto di arrivo di un percorso iniziato da oltre due anni, è stata un’occasione decisamente speciale, che ha visto la partecipazione di oltre mille giovani, economisti e imprenditori da tutto il mondo, pronti a incontrarsi con l’obiettivo di firmare un patto col Pontefice per rivedere i meccanismi che regolano l’economia, la finanza, la società in generale. Un momento prezioso per iniziare a pensare fuori da quegli schemi che ormai appaiono inadeguati di fronte a difficoltà sempre crescenti, ben riscontrabili nelle conseguenze della guerra, della pandemia e della crisi ambientale.

In questa cornice, il Serafico di Assisi ha portato un elemento indispensabile: la voce dei più fragili. Questo istituto, nato 150 anni fa dalla visione di un frate francescano e oggi vero e proprio centro di eccellenza nell’assistenza ai ragazzi con gravi disabilità, è infatti ogni giorno a contatto con alcune tra le realtà più delicate all’interno della società. Situazioni ed esperienze che possono insegnare molto e che invece troppe volte rimangono lontane da tutto, dimenticate, messe da parte. « Molto spesso – sottolinea la presidente del Serafico Francesca Di Maolo – i nostri ragazzi, come le persone più fragili, vengono denominati “ultimi” per esprimere la collocazione che di fatto hanno nella società, secondo un’analisi economica e sociale. Eppure essere “ultimo”, comunque, significherebbe partecipare, essere in gara. Se vogliamo essere onesti, riferendoci alle persone più vulnerabili e ai servizi e alle cure che ricevono, dovremmo usare un termine molto più duro e, allo stesso tempo, doloroso: dovremmo dire che sono “scartati”».

A conferma di questo scenario non mancano le cifre: basti pensare che, secondo uno studio realizzato dall’Istituto Serafico, oltre il 63% delle famiglie con disabili è costretto a spostarsi continuamente dalla regione di residenza per effettuare le cure necessarie: un autentico calvario che dimostra come il lavoro da fare sia ancora tanto. E se l’assistenza e le cure sono importanti, occorre andare anche oltre: «Sappiamo – continua Di Maolo – che prendersi cura delle persone più fragili non ha a che fare solo con degli atti tecnici: la cura si esprime prima di tutto con il riconoscimento della persona, dei suoi affetti, dei suoi talenti e dei suoi interessi».

Ecco perché l’Istituto Serafico ha deciso di far sentire, in occasione di The Economy of Francesco, una voce diversa: quella di chi ha più difficoltà a farsi ascoltare, ma che fa capire l’importanza di superare un approccio incardinato soltanto su risorse e profitti.

«Dalla parte dei fragili – conclude Di Maolo – si maturano nuove visioni capaci di dare slancio a un rinnovamento reale della società e dell’economia. Penso, tra i tanti luoghi della fragilità, al mondo della malattia. La salute delle persone non è una sommatoria di funzioni e non dipende solo dall’efficienza di un sistema sanitario. In tutto il mondo ci si ammala anche perché si è poveri, per mancanza di lavoro, per l’inquinamento, perché non si conoscono i corretti stili di vita a causa di una mancata e adeguata istruzione. Ci si ammala anche a causa della guerra, della fame, dell’ingiustizia e della solitudine. Economia e salute sono due ambiti strettamente connessi. E chi, se non i giovani, sono in grado di avviare un autentico cambiamento? Loro guardano il mondo senza filtri e hanno il coraggio della speranza. Ed è proprio a loro che chiediamo di tenere negli occhi e nel cuore i volti dei più fragili: solo così potranno riprogettare un mondo giusto e senza esclusi, in cui tutti possano vivere una vita piena».

LA GIARA REALIZZATA DAI RAGAZZI DEL SERAFICO. La giara più famosa di tutta la storia è quella che durante le nozze di Cana accolse l’acqua trasformata in vino da Gesù Cristo, segnando il primo miracolo e con esso l’avvio di un percorso di cambiamento profondo per tutta l’umanità. Da sempre è un’icona di rinnovamento, ed è proprio tenendo presente questa simbologia che è stata scelta una giara per accogliere gli impegni dei giovani davanti al Santo Padre durante l’evento The Economy of Francesco. L’auspicio, infatti, è che le loro idee e le loro proposte possano dare avvio a un autentico cambiamento per la società e per la sua economia, introducendo una nuova visione dove la crescita non sia solo quella dei profitti, ma quella delle vite di tutti.  A decorarla sono stati i ragazzi del Serafico di Assisi:hanno steso il bianco, l’hanno colorata e infine hanno impresso su di essa le loro mani. In questo modo il suo aspetto ordinario si è trasformato in qualcosa di unico e prezioso, così come i ragazzi disabili, spesso guardati come inadatti per simili lavori, si sono trasformati in veri e propri artisti, capaci di trasmettere ciò che dell’arte stessa costituisce il cuore: un messaggio.