Inps, impietosa fotografia della situazione dell’Umbria: futuro a rischio. E’ una crisi senza età, rischi tutt’altro che trascurabili. Allarme sanità pubblica

Si è svolta nella sala Brugnoli di palazzo Cesaroni, a Perugia, la presentazione del rendiconto sociale Inps 2022 realizzato dal Comitato e direzione provinciale in collaborazione con il consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto. Dalla presentazione emerge, per la provincia di Perugia, un quadro definito “impietoso” relativamente all’indice di natalità e quindi di invecchiamento, un indice di “non buona e non stabile occupazione” e con l’aumento costante delle prestazioni legate alle indennità per non autosufficienza e pensioni di invalidità che mettono in evidenza un quadro “molto negativo” dello stato di salute della popolazione.  L’Umbria, più in generale, si colloca “al di sotto della media nazionale nella fase della ripresa”. ”   La situazione del mercato del lavoro e quella socio sanitaria non versano in buone condizioni e quindi c’è bisogno di riflettere su quelle che possono essere le manovre da mettere in campo”, ha affermato Simone Polverini, presidente del Comitato Inps della provincia di Perugia, il quale ha poi ricordato che per la prima volta si presenta un bilancio a livello provinciale e non più solo regionale. Per Daniele Bernacchi, direttore provinciale Inps Perugia, il dato a preoccupare di più, con gli altri invece che sono “in miglioramento”, è quello demografico, con una popolazione che invecchia e che diminuisce, perché ” i sistemi di welfare sono sostenibili e inclusivi solo nel momento in cui sono supportati da un andamento demografico coerente”. Bernacchi ha quindi sostenuto che “bisogna velocemente agire perché gli effetti delle politiche demografiche si vedono a lungo termine”. Le conclusioni sono state affidate a Roberto Ghiselli, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps, che ha fatto un parallelo con la situazione nazionale. ” La tendenza in Umbria – ha detto – è simile a quella italiana, con il 2022 caratterizzato come anno di ripresa anche in questo territorio attraverso indicatori come il calo della cassa integrazione e l’aumento dell’occupazione. Però questa è una regione che è collocata al di sotto della media nazionale nella fase della ripresa. Il problema è quindi che attualmente gli elementi di preoccupazione prevalgono, visto che nel secondo semestre del 2023 le previsioni sono quelle di un rallentamento se non di una inversione di tendenza per le dinamiche occupazionali  con aumento della cassa integrazione e per la riduzione del Pil”. Quindi l’Istituto, ha aggiunto Ghiselli, “dovrà essere attento, come ha fatto in passato, a prepararsi rispetto ad una situazione futura che forse non sarà delle migliori”. Analizzando nel dettaglio il rendiconto sociale Inps 2022 della provincia di Perugia,, i dati contenuti nelle tabelle evidenziano dal punto di vista demografico una provincia che passa da un saldo naturale tra nascite e decessi di meno 1.140 del 2011 a meno 4.486 del 2021, ” un dato non confortato neanche dal saldo tra emigrati ed immigrati, che pur mantenendosi costante, non rappresenta certamente una soluzione allo spopolamento della nostra provincia, come ha spiegato il presidente del Comitato provinciale Polverini. I dati del mercato del lavoro indicano, invece, una crescita del tasso di disoccupazione per il 2022 rispetto al 2021, ma all’aumento del numero delle assunzioni corrisponde anche un aumento del numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro, riducendo il saldo netto. A supporto di questa lettura c’è anche il dato del ricorso agli ammortizzatori sociali che, pur vedendo il crollo “vertiginoso” delle ore di cassa integrazione e in deroga, attivata rispetto al periodo Covid, vede però aumentare di oltre 4.000 unità il numero delle richieste di indennità di disoccupazione. Le prestazioni legate alle indennità per non autosufficienza e pensioni di invalidità, in costante aumento, sempre per Polverini, “ci devono interrogare sulla evidente necessità di rafforzare il sistema sanitario pubblico, universale e accessibile a tutti, di abbattere le liste di attesa delle strutture sanitarie e di rilanciare il ruolo della sanità territoriale e di prossimità come strumento per una adeguata prevenzione”.