Perugia, nuovo concerto all’alba per l’Umbria Ensemble

PERUGIA – “Don Giovanni è un lavoro senza macchia, di ininterrotta perfezione”: il grande filosofo danese Søren Kierkegaard con questa affermazione, contenuta nel suo saggio “Don Giovanni. La musica di Mozart e l’eros”, conferma il favore verso l’opera di Mozart che con il suo Don Giovanni “musicale” ci ha consegnato la più sublime (rispetto alle interpretazioni poetiche, pittoriche, coreografiche o letterarie dello stesso personaggio) incarnazione del genio del seduttore sensuale, che nel fluire musicale vive la propria intrinseca trasfigurazione della temporalità. Perché Don Giovanni “non ha (…) una sua sussistenza ma urge in un eterno sparire”.

E più recentemente, Bernhard Paumgartner in un classico della storiografia mozartiana pubblicato esattamente novanta anni fa, scriveva “Don Giovanni, pur ponendo allo studioso mille problemi, non ha problemi ed è comprensibile anche all’ascoltatore più ingenuo, accessibile a tutti in mille misure diverse”.

Con la drammatica e passionale Ouverture del “Don Giovanni”, Domenica 3 Settembre, alle 6.30 del mattino, UmbriaEnsemble saluterà il sorgere del sole dai Giardini Carducci di Perugia, per il terzo ed ultimo appuntamento dei Concerti dell’Alba ideati da UmbriaEnsemble e realizzati dal Comune di Perugia, Assessorato alla Cultura. L’Ouverture di Don Giovanni – quel grande affresco dove tutto il dramma di un personaggio archetipico sempre vivo nella nostra cultura si riassume in una scrittura mirabilmente duttile ed efficace nell’esprimere stati d’animo così vari e contrastanti – sarà interpretata dal nuovo Quartetto Viotti (Stefano Parrino, flauto; Francesco Parrino, violino; Luca Ranieri, viola; M. Cecilia Berioli, violoncello) insieme ad altre celebri arie tratte dalla stessa opera mozartiana nell’arrangiamento che ne diede Josep Kuffner all’indomani del debutto – che raccolse uno strepitoso successo  – dell’opera al Teatro degli Stati di Praga nell’Ottobre 1787.

Una cornice ideale – quella musicale del “Don Giovanni” che aprirà e chiuderà il Concerto, e quella naturalistica dell’alba in uno spazio magico della Città – per due altri capolavori mozartiani: i Quartetti per Flauto ed Archi K285 in Do e Re Maggiore, lussureggiante frutto di una singolare committenza, risalente a dieci anni esatti prima del debutto dell’Opera; singolare perché al mancato rispetto dell’onorario pattuito da parte dell’olandese De Jean, ricco flautista dilettante, Mozart rispose giustificandosi che non aveva potuto lavorare dando il meglio di sé quando “sono obbligato a scrivere per  uno strumento che non sopporto”. Eppure, a dispetto delle contingenze, i Quartetti mozartiani  sono e restano tra le pagine più alte della letteratura per flauto ed archi.

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