DIS…CORSIVO. APOLOGO DI UN VOLO SUI CONFINI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Fu guardando il corso del fiume attraversare il centro del paese che l’ape regina si rese conto di quanto la sua città fosse piccola anche se era immensa per il mondo. Quel fiume proveniva da un’altra regione e andava a sfociare nel mare di una regione confinante.

Le montagne separavano il suo paese da una terra che aveva un altro mare ancora per confine. Le strade partivano incuneandosi e perdendosi fra le colline, seguite dalle strette e lente linee ferroviarie. L'ultima volta che lo aveva sorvolato, il paese, le si era stretto il cuore per quella visione - così suggestiva, più o meno presepiale come tutti nel mondo dicevano, ma così, nello stesso tempo, ristretta e ostacolata da mille accidenti naturali - che le si presentava nel breve volgere dei confini. Confini, confini da ogni lato, su ogni uscita, dietro ogni curva. Confini tra il suo paese e le altre città, confini tra i poderi, gli allevamenti, le fabbriche, le rocche, frazionamenti di un'unità di bellezza che solo lo sguardo, e solo da quell'altezza, poteva ripristinare.

Tornando, poi, a terra nient'altro come le voci della gente, il loro modo di parlare, marcava stretti stretti confini dialettali, da una casa colonica alla vicina fattoria, dall'insediamento a valle di una frazione al nucleo originario sul cocuzzolo sovrastante.

Solo le valli, lunghi interstizi luminosi, fendevano il folto succedersi delle colline: dove non erano gole oscure, le valli diventavano corridoi eleganti ed accoglienti e, di fatto, dentro questi salotti buoni della regione i confini tra le proprietà sembravano dilatarsi, le strade scorrevano comode e veloci, la stessa provvisorietà dei dialetti sembrava unificarsi in un italiano un po' tozzo, ma fluido ed efficace.

Il suo paese era tutto lì, l'ape regina lo percorreva mentalmente, seduta sulla sponda del fiume che attraversa la città. Terra e volo danzavano nei suoi occhi come in un lontano saltarello che, in quanto memoria, non esisteva più, con le sue aie e la vita contadina allegra a dispetto di ogni confine, naturale e sociale.

Il paese, però, era ancora lì e toccava all'ape regina disegnare su di esso una rotta utile alla rinascita dell'economia del luogo.

Il volo sui confini le stava insegnando che qualunque nuovo muro, specie se di natura politica, non avrebbe fatto altro che ispessire le già rigide vie di comunicazione e di scambio fra la gente. Il suo compito era, invece, di aprire il più possibile i tanti confini esistenti dentro il paese e, soprattutto di spalancare quelli che mettevano in comunicazione la regione del suo paese con le regioni confinanti.

Non si trattava, stando a quello che vedeva, di sventrare colline né di abbattere crinali di preziosa roccia. No, l'ambiente andava preservato nella esatta conformazione con la quale la natura ce lo aveva donato. Il problema era di far vivere questi confini come se fossero il centro del paese e non un semplice punto di passaggio, il punto di transito, il più delle volte, verso terre con il mare e le autostrade.

L'economia di queste aree di confine conosceva, oltretutto, insediamenti importanti per l'agricoltura e per l'industria: occorreva studiare un modello dinamico di localizzazioni produttive che facesse dei limiti stessi altrettante risorse e occorreva pensare in questi termini quanto più si trattava di interi bacini produttivi in crisi, sia che stessero sui confini collinari che si estendessero su quelli vallivi del paese.

Se si fosse potuto fare questo – rifletteva - le altre regioni, a confine, avrebbero sentito i problemi produttivi un po' anche come problemi che li riguardavano. Collaborare sarebbe diventato inevitabile e strategico di fronte ai tentativi di fuga di tanti imprenditori da un paese sentito troppo stretto e piccolo per l'economia globale.

È prerogativa dell'ape regina dare il moto a tutto l'alveare senza svolazzare di fiore in fiore. La nostra ape regina, sul greto del fiume del suo paese, aveva attraversato confini naturali e riserve mentali con un volo fantastico del suo cuore. Adesso doveva solo trovare il consigliere giusto al quale affidare il compito di trasformare in un progetto il suo sogno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.