Dis…corsivo. Corri ragazzo corri (e discorri)

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / S’illude chi guarda i ragazzi in sciopero contro la “buona scuola” con un moto, di comprensione o di dissenso, verso il loro operato. Non è questo in gioco, non sono in ballo i contenuti, gli slogan, la festa, l’impegno, la giornata diversa dalle altre, le proposte, i colori, le fumisterie, i buoni propositi, le strumentalizzazioni, le prese di distanza, l’autonomia e lo spirito della rivendicazione studentesca.
Vedendo le immagini dei cortei di ieri mattina a Perugia, oltre a ripassare un film già proiettato un’infinità di volte sullo schermo della giovinezza, ho avuto, per un attimo, un flash inquietante di quella che sarà la coda della pellicola. Essa, infatti, come insegna l’esperienza che hanno gli adulti di oggi, è già stata girata e sta tutta nelle immagini che abbiamo visto al telegiornale.
Quei ragazzi, alcuni di quei ragazzi, oltre che correre per l’Alberata come obbedendo a un comando di libertà, si sono fermati davanti al microfono del giornalista e hanno dato risposte degne del migliore sindacalista e del più esperto politico della nostra età adulta.
Quei ragazzi sono già il loro futuro di professionisti della politica. Vorrei vivere talmente a lungo per avere la riprova di quello che sto dicendo, ma è probabilissimo che gli attori della politica di qui a un certo numero di anni saranno proprio questi ragazzi che abbiamo visto davanti a un microfono ieri mattina: seri, preparati, coscienti, e tanto, tanto risucchiati già, alla fine dell’adolescenza, dentro la spirale della politica.
Non credo più che ciò sia un bene, ho così tanto sperimentato sulla mia pelle il marchio dell’intellettualismo esasperato degli anni del Liceo da non augurarlo, di tutto cuore, a questi ragazzi e a queste ragazze.
Non è un bene perché, con gli anni, a partire da un’intervista rilasciata a margine di un corteo studentesco, si finisce per mettere nel conto della politica tante pulsioni che con la politica non hanno niente a che fare: la poesia e la morale, il sogno e l’irrazionale, la polemica e l’ironia, la sfrontatezza e il sarcasmo, il proprio narcisismo e la propria perduta leggenda di adolescente timoroso del futuro. Tutte cose che vanno coltivate a parte. Dov’è, in questi ragazzi, l’esitazione minima di fronte alle scelte, perché in essi c’è già così tanta sicurezza che si potrebbe dare loro un seggio in un’assemblea politica?
Vorrei dire ai ragazzi: correte anche voi, come quelli che non si fanno intervistare, fate una volta tanto qualche gesto scemo, qualche atto ridicolo. Correte con la folla, non imparate così presto a discorrere su di essa e, quel che è peggio, sopra di essa.

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