DIS…CORSIVO. CULTURA, L’ASCOLTO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / La conferenza regionale sulla cultura che Catiuscia Marini e Fernanda Cecchini hanno convocato e svolto lo scorso 20 luglio nell’aula magna di San Pietro è stata, anche se in forma molto ridotta, quel “momento d’ascolto” che aveva preannunciato l’assessore nel suo saluto iniziale.

Dell'ascolto, i lavori hanno avuto tutte le caratteristiche: lunga introduzione della presidente Marini, ampio giro di interventi (che essendo troppi si è anche chiesto di tagliare) da parte delle associazioni che di cultura vivono, conclusioni della stessa Marini, in luogo dell'annunciata Cecchini, volte ad assicurare i presenti che le loro parole, gli appelli, i proclami e le richieste erano andati a buon segno, ascoltati e in qualche modo incanalati sulle vie di una soluzione che la giunta illustrerà nel corso della sua presentazione delle linee di indirizzo all'Assemblea legislativa umbra, fissata per il prossimo 28 luglio. Se non è “ascolto” questo...

Opportunità e criticità: questi i termini chiave sui quali ha insistito Catiuscia Marini, nell'introduzione, per far passare il messaggio che l'organizzazione della cultura in Umbria è alla vigilia di un radicale cambiamento.

Prima di tutto vengono le criticità di un modello di intervento che si è articolato per troppi anni sulle attività e sui beni attraverso le risorse della spesa corrente, quelle ordinarie, che oggi vengono meno.

Per contro - e qui stanno il cambiamento e le opportunità - emergono progettazioni della cultura, con relativi finanziamenti e risorse, in termini di “industria”, “professioni”, “formazione” e “tutto ciò che è generatore di un impatto positivo nella creazione di attività sul territorio che siano in grado anche di generare occupazione, reddito e sviluppo”.

Ma la presidente è subito consapevole che le criticità riemergono e, soprattutto, che saranno cocenti nella fase di transizione dal vecchio al nuovo modello. Per superarle - ammonisce - ci sarà bisogno di un lavoro delle associazioni e delle imprese da fare a stretto contatto con le strutture dirigenziali e operative della Regione, perché si tratterà di ammodernare la legislazione di settore, di renderla sempre più integrata con quella di altre imprese economiche e di provare a progettare iniziative di rete competitive sul piano europeo e internazionale.

Imboccata questa via - promette Catiuscia Marini - si può spalancare, in cinque anni, un ambito di finanziamenti per decine di milioni che derivano dal Piano di sviluppo rurale, dal Fondo sociale europeo, da tutta una serie di misure, cioè, con le quali la cultura umbra deve imparare a fare i conti se vuole sopravvivere e contribuire a creare il “grande attrattore” dell'Umbria per il prossimo quinquennio, salvando l'occupazione e creando la promozione.

La Regione, infine, dovrà lavorare allo stesso tavolo del MIbact, perché è anche da qui che si possono creare le sinergie e le opportunità favorevoli a chi, specie i giovani, si propone di fare, per la prima volta, nuova impresa in ambito culturale.

E non bisogna mai dimenticare, sul piano delle istituzioni, che la Regione è costretta a farsi carico in via prioritaria dei problemi immensi di Accademia di belle arti, Conservatorio di Perugia e “Briccialdi” di Terni, nonché del problema della “tenuta” dei 120 musei locali di cui Umbria è ricca.

Dopo due ore di “conferenza”, è seguito lo spazio di un ascolto, che doveva essere preponderante ed è risultato invece fiacco, preoccupato e minoritario, a meno di non voler considerare, nella strategia dell'ascolto, gli interventi, già in scaletta, di Luisa Montevecchi, segretario regionale del Mibact per l'Umbria, di Giorgio Armillei, coordinatore della Consulta culturale dell'Anci Umbria e di monsignor Mario Ceccobelli, delegato per i beni culturali della Ceu, tutte relazioni oscillanti tra il burocratico e il gestionale puro, con relative criticità, che hanno di fatto aperto il cahier de doléances delle associazioni, cioè l' “ascolto”, protrattosi per un'ora e 20 minuti.

Concludendo (ulteriori dieci minuti), Catiuscia Marini ha preso atto delle infinite preoccupazioni delle imprese culturali e ha tenuto a precisare che “non volevo spaventare, volevo solo essere franca”.

E allora, franchezza per franchezza, è certo che molti temi cruciali relativi al cambiamento di modello nella cultura in Umbria non sono proprio emersi. Emergeranno nei tavoli promessi di co-progettazione? L'importante è che la tessitura del transitorio, la risposta all'immediato, chieste con tanta forza, non condizionino esageratamente lo sviluppo del nuovo modello.

Oggi, l'impressione e la preoccupazione di trovarci di fronte a una riproposizione del modello culturale, risultato non vincente, della Capitale 2019, sono molto marcate, perché nessuno problematizza, qui da noi, lo schiacciamento che lo spettacolo produce sulle arti visive, l'assenza di prospettive per beni architettonici strategici come Villa Fidelia, l'indifferenza per interi secoli del nostro passato come il Settecento, l'apatia di fronte ai percorsi non chiusi del Novecento, la mancanza di un circuito vero, di una rassegna itinerante per tutti i 92 Comuni dell'Umbria, la necessità di fare delle “reti” altrettanti “iter”, cioè sentieri veri di partecipazione emotiva al paesaggio e all'ambiente, magari, semplicemente, e tanto per cominciare alla grande, affidando a un attore come Richard Gere la lettura del Cantico delle creature. E chi, donna o uomo, non si metterebbe in cammino?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.