DIS…CORSIVO. DE L’INFINITO UNIVERSO E MONDI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / In qualche parte del mondo, c’è ancora chi è convinto che il sole giri intorno alla terra. In qualche parte della terra, c’è ancora chi è convinto che il pianeta ruoti intorno a un ideale centro e si sforza di rendere concretamente appetibile questo primato.

In qualche parte del centro c'è un centro ancora più centro, e questo diventa un territorio della politica. Così non si scherza più, si ritorna ai roghi di quanti sono stati bruciati per avere affermato che la terra non era alcun centro dell'universo, ma che infiniti erano i mondi.
Oggi, se in Umbria diciamo che ogni paese, ogni landa è centro di un mondo in continua mutazione, qualche piromane potrebbe aspettarci sotto casa e appiccarci il fuoco perché non sottoscriviamo la versione moderna di un paese – e uno solo – centro del mondo.
Stupisce che città intellettualmente molto dotate e politicamente molto evolute si prestino alle affabulazioni di qualche prestigiatore del marketing urbano per perorare la causa, con criteri scientifici e calcoli economicamente probanti, di una città centro più di un'altra, magari ricorrendo anche alla tradizione, ai detti popolari, alle facezie del popolo secolarmente trasmesse fino all'altro ieri.
Qualche anno fa, per stare all'altro ieri, molti si erano stufati dei lasciti delle tradizioni e avevano palesemente infranto i titoli fittizi della centralità di un paese rispetto a tutto l'orbe terracqueo.
Perché oggi torna di modo credere in quel vecchio adagio che individua in una città, magari umbra, il centro del mondo? A quale favola corrisponde oggi questo giocherello? Quali interessi economici veri impongono di prendere sul serio una facezia dialettale, per secoli ritenuta nient'altro che un gioco per far assaporare agli altri la fragranza del dialetto locale?
Non ci sono candidature in giro, non c'è nessuna richiesta da parte dell'Europa, l'Onu non ha bisogno, per la sua causa di pace fra gli Stati, che ci sia un centro del mondo al quale rifarsi quando una guerra più di un'altra minaccia di sconvolgere i già precari equilibri del pianeta.
Mai come oggi il mondo ha perso il suo centro, posto che mai l'abbia avuto, o, se l'ha avuto, è stato perché l'Europa ha potuto porre se stessa economicamente e culturalmente al centro del mondo, andando addirittura alla scoperta di terre che nemmeno si immaginava esistessero.
Colonizzando il mondo, l'Europa è diventata più centro che mai. Ma oggi, che siamo individuati, anche in Italia, più come bersaglio da colpire che come centro da concupire, blandire e venerare (palesemente il centro di tutto si sta spostando in altre regioni del mondo), che senso ha piantare una bella bandiera su una qualsiasi delle nostre città e scriverci sopra “centro del mondo”? Non siamo, in questo modo, un obiettivo più facilmente individuabile, se qualche scalmanato islamista volesse colpire al cuore, in qualunque maniera, la nostra stanca civiltà occidentale?
Non vorrei avere posto interrogativi più grandi di quelli che la semplice intenzione di promuovere un territorio intendeva suscitare e risolvere nella positività di un progetto commerciale e turistico. Certo è che, se un coro di consensi e basta si dovesse levare a sostenere il dibattito sul tema del centro del mondo che c'è in questi tempi in Umbria, come la metteremmo con gli altrettanto fervidi seguaci umbri dell'esistenza non di uno, ma di due mondi? Scusate la domanda, ma soffro veramente di diplopia e non è una condizione con la qual si convive bene.

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