DIS…CORSIVO. DIRETTORI MANAGER CERCASI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Dal febbraio di quest’anno, il dottor Christian Greco è Direttore della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.

Alla soglia dei quarant'anni, ha accumulato tanti studi nel suo campo e sviluppato tanta competenza tecnico-scientifica e gestionale da meritare un posto di prima fila nella politica di rilancio dei nostri grandi musei. La sua figura di giovane manager della cultura mi salta alla mente per via della recentissima firma, da parte del ministro Franceschini, del Decreto-musei, che richiede molto esplicitamente di ricercare i nuovi direttori dei venti musei statali dotati di autonomia speciale, testé riconosciuti, per mezzo di un bando internazionale rivolto ai massimi esperti in materia di gestione museale e sorretto da procedure molto rigide di selezione.
Il dottor Greco ha una carriera davvero esemplare per età, formazione e competenza. Se potessi, lo sceglierei come il paradigma del professionista al quale affidare, senza ripensamenti, la difficilissima guida dei nostri musei statali che il ministro Franceschini sta cercando di ottenere. Generazionalmente, è il più idoneo traghettatore della stanca cura odierna dei Beni Culturali espressa dai soprintendenti di tutt'Italia: almeno vent'anni di attività e di iniziative lo aspettano per rendere competitivo a livello internazionale un museo di mummie! La sua formazione è già europea, e lo è diventata nel suo decennio appena trascorso: fra i trenta e i quarant'anni, il dottor Greco si è fatto le ossa in Olanda, presso l'Università di Leiden, il migliore centro di egittologia dei Paesi Bassi. La sua competenza si estende, con continuità di interessi ed equilibrio fra le componenti culturali, alla gestione complessiva delle politiche museali perché si pone ogni giorno il problema di progettare e coordinare nuove iniziative in grado di fare crescere il numero dei visitatori della sua struttura.
Ci vorrà altrettanta fortuna perché anche i venti musei ad autonomia speciale voluti da Franceschini possano trovare personalità come quella del dottor Greco. La questione, oltretutto, ci riguarda molto da vicino perché fra quei venti musei, dopo qualche incertezza, è rientrata, anche se non nell'immediato, la Galleria Nazionale dell'Umbria. Da adesso in poi, si può dire che le volontà locali sono state esaudite e non ci si può nascondere che si è aperto un campo di sfida che finora la Galleria umbra ha preso sotto gamba. La partita del museo dotato di autonomia speciale davvero qualcuno, a Perugia, pensava di poterla affrontare con i prestiti del Canaletto, i trentotto invitati ad “Artsiders”, prima mostra d'arte contemporanea in Galleria, e altri ipotizzabili, simili esperimenti di promozione fra antico e moderno?
Molte sue carte, la Galleria sembra averle giocate negli ultimi dieci-quindici anni, con il tris dedicato ai grandi del Rinascimento: Perugino, Pintoricchio e Luca Signorelli. E adesso, quali prospettive si aprono che non siano già quelle, invero modeste, alle quali le gestioni recenti della Galleria hanno abituato Perugia e l'Umbria con gradimenti e apprezzamenti del tutto autoreferenziali?
Chiunque sarà messo a capo del super museo umbro, qualunque sia l'organigramma del quale potrà disporre, non potrà poi prescindere da un continuo, inevitabile raffronto con l'istituzione museale della quale sembra aver condiviso da sempre il destino: la Galleria nazionale delle Marche, anch'essa in procinto di entrare fra i venti musei ad autonomia speciale della riforma Franceschini. E qui il competitor non è proprio dei più tranquillizzanti, visto il dinamismo recente del Palazzo Ducale di Urbino, che si somma a un'esperienza di valorizzazione della propria identità da parte della Regione Marche molto spigliata sull'intero fronte delle arti della cultura.
Se insomma la pubblica amministrazione locale è alla vigilia di un complessivo rivolgimento, un analogo ciclone sta per abbattersi sul sistema dei Beni Culturali umbri, e su tutti gli equilibri fra soprintendenze e musei che oggi conosciamo.
Sia agli enti locali che agli organi periferici del ministero culturale si richiedono dei passi in avanti decisi e intelligenti: i Direttori dei musei, ad esempio, dovranno cominciare ad occuparsi anche di marketing e di fundraising, mentre gli apicali degli enti locali dovranno dimostrare di essere dei manager dei territori d'area vasta e non più solo dei Direttori di pletore di uffici chiusi nei palazzi.
I Direttori dei musei saranno cercati attraverso bandi internazionali (il nostro simpatico dottor Christian Greco!), per quelli degli enti locali ci dovremo rimettere, già lo sappiamo, a procedure molto meno selettive. Si può provare a chiedere, perlomeno, che essi non siano già oggi dei vecchi arnesi riciclati, che sappiano parlare col personale loro assegnato, che si intendano, oltre che di vecchia e nuova burocrazia, almeno di marketing e fundraising e che abbiano anche una riconoscibile levità culturale di fondo nel rappresentare gli enti per i quali lavoreranno?

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