DIS…CORSIVO. DOMINE AD ADIUVANDUM…

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Le feste sono belle, ma per molti Comuni rischiano di diventare un incubo se si è costretti a stare sulla scena senza avere molti mezzi a disposizione e, soprattutto, se non si entra in sintonia con la comunità amministrata. La prova delle Feste di fine d’anno è la prima, vera grande impegnativa carta di presentazione per le amministrazioni che si sono insediate nello scorso mese di giugno, come dimostra il caso di Spoleto, al quale qualche divagazione estiva e autunnale l’ho già dedicata. Oggi, nell’imminenza del Natale, arrivano da Spoleto notizie non belle sull’atmosfera di festa che si respira in città e che impongono qualche riflessione in più, se possibile, ad adiuvandum e non, come direbbe Bartolo da Sassoferrato nel suo sconfinato giure, ad reprimendum.

Il bello, infatti, è che non c'è da contestare, emendare, vituperare alcunché riguardo alle controversie che oppongono l'assessore Quaranta, le categorie commerciali di Spoleto, l'opposizione in Consiglio comunale. Come si fa, ad esempio, a pronunciarsi sulle scelte fatte dall'assessorato, che risentono evidentemente delle poche carte disponibili da giocare? Qualunque altra amministrazione avrebbe fatto, poco più poco meno, le stesse scelte, motivandole con la stessa penuria, esponendosi alle critiche di qualcuno sulla scarsa conoscenza dei flussi turistici invernali di Spoleto, arrivando a comunicare gli scarni programmi con la lentezza che conosciamo anche dal recente passato.
Non è questo il problema. Se dovessimo fermarci a questo, dovremmo ricordare che Spoleto ha uno statuto di città così fortemente culturale che non può sempre cadere nella trappola del cambio storico di maggioranze comunali. Il problema di Spoleto comincia e finisce a Spoleto per quanto riguarda tutta la partita dell'amministrazione ordinaria, va oltre i confini comunali, propone un problema di area vasta e di valenza regionale umbra, non appena si toccano le corde più intense del suo violino. Ecco allora il Festival dei Due Mondi, ecco la capacità di rigenerazione che quell'evento ha conosciuto e che si vorrebbe, come sempre, poter estendere a tutta la linea culturale di cui è capace Spoleto, non solo in estate.
Poiché, però, tutto questo non accade, poiché l'Umbria non riesce a concepire politiche di valorizzazione dei suoi centri eminenti sottratte alle rissosità locali, occorre che in ognuna di queste grandi città umbre – da Spoleto a Gubbio, da Assisi a Foligno, da Città di Castello a Città della Pieve, oltre, ovviamente, Perugia – ci si rimetta, una volta tanto, alla compatibilità degli obiettivi culturali con le limitatezze che impone la situazione economica e la carenza di ideatività che connota gli attori culturali locali. Nessuno ha prescritto che a Spoleto, in quanto è Spoleto, le iniziative culturali di fine d'anno debbano essere magniloquenti e da prima pagina sempre. Gli eventi natalizi - come insegnano i Comuni umbri che non accampano ogni volta titoli di specchiata nobiltà, i Comuni più piccoli, per intenderci – vanno costruiti e proposti con la modestia encomiabile di chi riesce ancora a vedere, nella propria comunità, le risorse disinteressate da coordinare, le disponibilità spontanee da mettere in calendario, gli inviti agli ospiti fatti col sorriso sulla bocca e non con il magone di non essere all'altezza di chissà quale ruolo. Quello di un grande centro storico come Spoleto, da questo punto di vista, continua ad essere un peccato di superbia, è il segno che si è dimenticata l'umiltà delle origini e dei tratti distintivi di una comunità a favore di feticci commerciali e politici che anno dopo anno vanno sempre più in frantumi. E la cosa duole perché tutto ciò accadere proprio durante le Feste di Natale, quando non ci dovrebbe essere bisogno di rivolgersi al Signore perché si affretti a venire in nostro aiuto (“Domine ad adiuvandum me festina”), ma si dovrebbe solo godere dell'atmosfera calda e felice della sua incarnazione. In ogni caso, poiché qualche aiuto davvero ci vuole per queste superbe comunità umbre, prego anch'io il Signore perché non s'attardi a venirci incontro sulla strada delle Feste dedicate alla sua nascita, anche se il tempo, da che mondo è mondo, è solo affar nostro.

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