DIS…CORSIVO. FESTIVAL

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / I Festival sono eventi costosissimi creati per promettere l’impossibile. La croce di questi miei strali la getto, ovviamente, su quell’inferno balenante che è diventato il Festival di Sanremo. Fermarsi a questo, però, sarebbe davvero poco, sarebbe farsi rimbalzare addosso la croce da quell’insano scintillio. Sarebbe fare buchi nell’acqua, portare acqua al mulino di audience e share.

Voglio andare oltre, essere impietoso come si conviene a un essere umano ferito nella sua passione più grande attraverso lo scenario di un Festival.

La mia passione più grande è sempre stata la filosofia, quella poetica, riposante, non presuntuosa, un po' triste ma efficace. Kierekegaard contro Hegel, anche se Hegel mi ha catturato e vinto quando ero adolescente.

Il ricordo più bello della filosofia e della poesia lo conservo grazie al ritorno nella mente di una lezione di padre Cornelio Fabro, un teoreta di aspre poeticità alla Kierkegaard.

Era una mattina d'inverno di quarant'anni fa, a lezione, qui a Perugia, saremo stati una ventina di studenti. Le parole di Fabro fioccavano pallide e austere come la neve che cadeva su Perugia. Era passato da poco il '68, io ancora mi lasciavo sedurre da Hegel e dalla sinistra hegeliana, ma nessuno studio della filosofia varrà mai più, per me, delle parole – giudicate allora reazionarie - di padre Fabro mentre fuori lentamente imbiancavano i tetti di Perugia.

Ecco perché, oggi, non sopporto, non tollero, non giustifico, non accetto, non voglio e non voglio seguire un Festival di scienza e filosofia, come quello che parte fra qualche giorno a Foligno. Non importa che si chiami “Festa” di scienza e filosofia, ha tutto lo scintillio di un Festival.

E anche se potranno ribattere che quel Festival è stato fatto a costi contenuti e che è un investimento sul futuro, per come ho visto il programma nel sito del Laboratorio di scienze sperimentali, che lo organizza, ritengo che sia un evento costosissimo creato per promettere l'impossibile del discorso filosofico attraverso il possibile della scienza.

Perché non lasciare Sanremo a Sanremo, le luci alle luci, e riservare alla filosofia i mezzi toni riposanti, giornate d'incanto e di semplice incontro come una lezione di padre Fabro, anche se fuori delle finestre non dovesse esserci la neve?

“Povera e nuda vai, filosofia”, scriveva Francesco Petrarca e quale che sia la parafrasi di questo sonetto, adesso non voglio farne una questione di critica letteraria. Mi interessa solo che la filosofia, almeno essa, che è tanto invecchiata, possa vivere nella pace e nella povertà dei toni del tramonto il suo residuo influsso sul cuore umano.

La poesia, più giovane e ancora autosufficiente, le è accanto per sostenerla. Rimaniamo a questo, per la filosofia, almeno per essa rinunciamo a creare un Festival!

Avete visto che neppure nella terra dove essa, per il pensiero occidentale, si dice e si è convinti che sia nata, si vede riconosciuto un ruolo? Avete mai sentito Alexis Tsipras rifarsi ai presocratici?. Se nemmeno la sinistra vociante - e paracula - che è rinata in Grecia, con tutto il Marx che ha rimesso in circolo, sente il bisogno di un Festival di filosofia...

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