DIS…CORSIVO. GOAL!

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Sarà anche unico il collegio elettorale, ma tra Perugia e Terni il calcio non sente ragioni. Dev’essere derby, fuoco e fiamme d’un agonismo mai spento.

Devono venire parole concilianti, invocazioni alla lealtà, ma dev'essere lotta vera, sul campo, per un pronostico aperto e incerto quant'altri mai. Sono le città a chiederlo, le tifoserie, le ragioni della classifica, le astinenze dal calcio maggiore della serie A che l'Umbria comincia a patire pesantemente.
Una cosa però accomuna il derby di sabato e la tornata elettorale del 31 maggio: l'incertezza del pronostico. La tripla che ogni accorto scommettitore metterebbe accanto al risultato di Ternana-Perugia può ancora valere, a una quarantina di giorni dal voto, per il risultato della riconferma o meno di Catiuscia Marini, per l'assalto decisivo o meno di Claudio Ricci, per le competizioni che s'innescano fra un candidato e l'altro nella corsa ad arrivare primi nelle preferenze e dunque ben piazzato per Palazzo Cesaroni e per la Giunta di Palazzo Donini.
In questi giorni, c'è chi si diverte a piazzare l'uno fisso sulla Marini, mentre c'è chi giura su un risultato utile in trasferta, per così dire, per Ricci.
C'è tutto un mondo di pseudo indovini che si esercita con lo scopo evidente di condizionare il voto degli elettori. Fatica inutile, perdita di tempo. Meglio sarebbe impiegare il tempo a capire le strategie dei candidati - compresi quelli che non saliranno sul podio - che far finta di proiettare tendenze al voto di qualunque natura. Ma certamente che Catiuscia Marini è davanti a Ricci. Ma certamente che Ricci insegue e qualcosa guadagna. Ma certamente che non c'è un doppio turno. Che cos'è, dunque, più opaco e meno certo?
Il calore, il tifo, la passione. Se solo un po' dell'accanimento che si registra per il derby animasse i seguaci dei pretendenti al governo di Palazzo Donini, potremmo avere un'idea del movimento dell'opinione pubblica, dei possibili cambi d'umore, dell'approvazione che cambia casacca o si conferma a casa, per tradizione elettorale.
Tutto ciò, nel derby, è aperto e conclamato. Nella competizione elettorale, invece, è silente e opaco, monotono e banale. E la cosa offende, perché poi non si può guardare con spocchia al mondo dei tifosi di Perugia e Ternana, ai loro eccessi, alle paranoie delle lunghissime trasmissioni televisive a commento della partita. Non si può stigmatizzare l'eccesso del calcio giocato se a farlo è il recesso e l'arroccamento della politica nelle segreterie dei partiti.
Il problema delle leggi elettorali, in Umbria e in Italia, non sta nelle foglie di fico che si mettono quanti gridano, variamente, ai golpe dei sistemi di voto riformati. Il problema vero sta nella mancanza d'anima che i partiti accettano supinamente come regola del gioco, quell'anima che, invece, nel gioco del calcio, coinvolge tutti, anche il soggetto meno responsabile di un goal, il portiere, cioè, della squadra che ha segnato. Come dice Umberto Saba: “Presso la rete inviolata il portiere / - l’altro - è rimasto. Ma non la sua anima, / con la persona vi è rimasta sola. / La sua gioia si fa una capriola, / si fa baci che manda di lontano. / Della festa - egli dice - anch’io son parte”.

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