DIS…CORSIVO. IL CINQUANTA PER CENTO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Il primo da cui l’ho sentito dire è stato Cofferati. Il secondo Romani. Occorre riportare, riconquistare al voto il 50% degli italiani che non hanno votato.

Il mio più grande cruccio è che si parla indistintamente di tutto il 50% come se fosse appannaggio o dell'uno o dell'altro schieramento politico, il Pd e Forza Italia. Però, essendo tutti consapevoli che all'interno del 50% si potrà spuntare solo una percentuale adeguata al tipo di messaggio che da destra e da sinistra viene lanciato, come si fa a continuare a invocare l'intero corpo elettorale sapendo che al massimo si potrà contare su una percentuale molto, molto parziale, molto al di sotto di questo monte gigantesco del 50%?

Il 50% dei non votanti appare così a molti leader politici come un monte altissimo, una pianura sconfinata, quasi un continente nuovo, una nuova Atlantide da far riemergere dall'abisso in cui è sprofondata per il disamore verso la politica. Il 50% è sentito da tutti come un mito, altrimenti non si invocherebbe la sua totalità per esprimere il desiderio di affermazione della parzialità che la richiesta di voto si porta dentro.

La mania di grandezza dei disegni politici si rivela in tutta la sua esasperante e caparbia inutilità. Cofferati è un politico che sta affrontando l'ultima fase, la meno creativa, della sua carriera politica. Romani, peraltro, che non è mai stato un brillante uomo politico, si limita a esprimere il senso comune dell'interesse di Forza Italia verso i votanti che si sono disamorati del partito di Berlusconi.

Ma nell'un caso e nell'altro, sia che si tratti di un “gigante” del sindacalismo e della politica di sinistra, sia che si tratti di un pacato comunicatore di quella di destra, il risultato è sempre quello: abbiamo di fronte a noi, dal disegno di questi politici, l'immagine di un paese che deve essere riconquistato, che deve essere riportato a dei credo ideologici che sono, sia a destra che a sinistra, completamente superati.

Perché mai si dovrebbe aderire a un invito pressante al voto sulla base di vecchie ideologie che riguardano il mondo della scuola, la riforma della scuola secondo Cofferati? Perché mai si dovrebbe aderire all'invito di Romani sulla base di principi liberali che non riescono più a ergersi sul fronte indistinto della cultura di destra di oggi?

Per questo ritengo che il discorso sul 50% deve rimanere assolutamente inascoltato, perché prodotto da personaggi della politica che hanno di mira l'esclusivo desiderio di far passare un proprio punto di vista del tutto comune come autorevole e dotato di credibilità.

Meglio, molto meglio ripartire dal 50% che è andato a votare e lasciare che sia questo 50%, convincendosi di ciò che si sta facendo a livello di riforme, a espandersi verso il 50% che non crede più e non va più a votare. È un rapporto fra le due parti che si sono divise a metà il corpo dell'elettorato italiano. Ogni intervento esterno sa di demagogia e, davvero, di accecante populismo.

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