Dis…corsivo. Il condominio di Anna

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Chi l’avrebbe detto che Tulllio Solenghi è ligure, che Massimo Lopez è marchigiano e che Anna Marchesini era umbra? Il miracolo del Trio è stato, invece, proprio quello di dissimulare le origini regionali di ognuno dei suoi membri per farle ritrovare, un po’ più in là sul percorso del successo, come consapevolezza del contributo dato da ognuno di loro all’unificazione della volontà di commedia che, da italiani, ci portiamo dentro fin da molto prima di essere una Nazione.
La casualità che ha fatto trovare insieme, sulla ribalta nazionale, un attore di Genova, uno di Ascoli Piceno e un’attrice di Orvieto ha spostato dunque le pedine sulla tavola del gioco teatrale italiano anche a favore dell’Umbria.
E oggi, anche se non da oggi, la fisionomia umbra di Anna Marchesini riappare in tutta la sua spontanea vivacità, che può essere, lontanissimamente, vanto ed espressione di un umorismo di sapore plautino venato da cupezze etrusche: l’effervescenza delle innumerevoli personificazioni comiche realizzate dall’attrice in tutta la sua carriera non ha mai potuto celare del tutto un profilo da maschera triste e pensosa.
Questa completezza umbro-etrusca di Anna Marchesini, naturalmente, è esistita molto ai margini del successo professionale dell’attrice di Orvieto. Però mi pare giusto ripartire da qui per dare un fondamento adeguato al lavoro sulla commedia contemporanea che la Marchesini ha svolto attraversando e connotando decenni cruciali per la storia italiana della fine del Novecento e dell’inizio di questo nuovo secolo.
Con estrema semplicità curriculare, ha scritto di sé: “Nel 2005/2006, triplo salto mortale carpiato con doppio avvitamento, riduco a monologo il breve romanzo ‘Le due Zittelle’ di Tommaso Landolfi. Ingurgito anche le parti degli altri, una specie di condominio parlante; interpreto oltre 15 personaggi anche la Regia è mia. Debutto all’Eliseo poi al Piccolo di Milano poi torno al Teatro Valle”.
Eccolo, dunque, il “condominio di Anna”, immagine felicissima della scena sulla quale lei si è mossa, con il Trio e da sola, per dare voce all’Italia che, tra centro e periferia, sul finire del Novecento, con la televisione imperante e la politica devastata, con gli scandali e le tangenti, continuava a parlare come in un palazzone voglioso di affermare la vicinanza, forse l’ultima vicinanza, di un popolo a se stesso.
E’ già un classico il teatro di commedia di Anna Marchesini e di tutto il Trio e nella storia della commedia in Italia che prima o poi si scriverà si starà molto attenti ad assegnargli il posto che merita, senza superfetazioni ma nemmeno senza sottrazioni di significato e di spessore.
La storia della commedia all’italiana, oltre che attraverso i film degli ultimi decenni che più o meno fanno storcere il naso, passa senz’altro anche attraverso la comicità del Trio e l’enigmaticità delle maschere comiche dei suoi tre componenti: un ligure, un marchigiano e un’umbra che il caso avrà avuto qualche buon motivo per rendere così emblematici della millenaria sopravvivenza della gioia di vivere e dell’amarezza della fine tenuti insieme dalla caparbietà del vivere che Anna Marchesini ha testimoniato fino all’ultimo.

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