DIS…CORSIVO. IL DIO MARTE, L’ASTA E LA LANCIA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Nel manifesto del “CantaQuintaniere” di Foligno hanno messo un microfono su un’asta davanti al volto della statua del Dio Marte. Se il popolo si vuole divertire e la Festa non deve mai dimenticare le sue radici popolari, è però opportuno che alcune regole della comunicazione rispettosa della storia vadano seguite fino in fondo.

Il contatto diretto tra l'oggetto metallico del microfono e la coloratissima statua seicentesca produce un effetto troppo dirompente per poter apprezzare il messaggio che si intendeva lanciare.
Marte rimane inebetito di fronte a quell'oggetto del quale non capisce il significato: il microfono davanti al suo volto non fa altro che accentuare la fissità dello sguardo della statua. Il microfono rimane veicolo di mutismo: la storia e la bellezza della Quintana, cioè il Marte, non hanno niente da comunicare al Festival rionale del “Quintaniere” che, nato nel 1968, è stato ripreso in questi ultimi anni per accrescere la penetrazione della Festa in città.
Questo, per stare alla grafica, terreno nel quale altri accorgimenti avrebbero potuto e potrebbero prevedere un design del manifesto un po' più equilibrato fra l'antico e il moderno. Ma, per andare oltre la grafica, non sembra agli esimi curatori della Giostra che un programma culturale e spettacolare degno della Quintana dovrebbe poter prescindere da una gara canora, seppure di assoluto livello?
Il rischio di andare, a Foligno, da un estremo all'altro della disseminazione della Quintana mi preoccuperebbe un po' se fossi un folignate. Come può essere – mi chiederei – che la stessa città si è orientata per decenni verso gli specialismi e gli intellettualismo estetici di “Segni barocchi” e oggi, per iniziativa delle teste pensanti della Festa, si proietta in un nazional-popolare davvero con pochi agganci – vedi quel microfono astato – alla Festa?
Ciò che capisco – e che mi pare di vedere all'opera anche nel Calendimaggio di Assisi – è che alcune Feste in costume di punta della regione stanno cedendo alla necessità di flussi costanti di pubblico giovane e molto giovane, che ha riferimenti non proprio “documentali” e archivistici alla storia, ma esprime puro e semplice istinto di divertimento, dalle Cantine aperte a iniziative consimili.
Se è questo il pubblico, pur sempre “partaiolo”, del “Quintaniere”, siamo di fronte a una mutazione antropologica della Festa. E allora il problema non è tanto quel microfono che stona nel manifesto, ma la struttura del programma che viene creato oggi per consegnarlo a chi organizzerà la Festa domani, fra qualche anno.
Sotto il divertimento e la partecipazione c'è una questione vera di futuro. Se fossi un folignate non lo dimenticherei. Se fossi la statua del Dio Marte, ruoterei tante volte su me stesso fino a far scomparire quell'incomprensibile microfono piantato su un'asta che non ha niente a che vedere con la lancia dei cavalieri in gara.

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