DIS…corsivo. Mai nuda?

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Da Foligno, poco dopo Ferragosto, arriva un monito alla ripresa autunnale della politica umbra. Ma non è un’iniziativa partitica a sollecitare il momento delle scelte, del movimento del quadro politico e istituzionale. È, più semplicemente, la Festa delle birre artigianali ad avere scelto e adottato un titolo che sembra fare proprio al caso della situazione politica umbra. Come per la birra, la scelta di campo fra le diverse opzioni di schieramento dovrà essere netta: o “cotta” o “cruda”, o pastorizzata o no, o prettamente artigianale o più estesamente sperimentale, o tradizionale o innovativa, ma, in ogni caso, mai indifferente ai programmi concreti, alle realizzazioni alle quali la gente tiene in maniera particolare, mai “nuda” – come chiariscono a Foligno per la birra -, mai priva, cioè, di legami con il resto della gastronomia nel suo insieme, sempre unita invece a un piatto, a un condimento, a una ricetta, politicamente a un progetto.
Poi ci potremo anche sbizzarrire cercando di capire quale partito, quale schieramento, quale formazione potrà essere, più di un’altra, “cotta” o “cruda”, ma ciò che in ogni caso non dovrà mancare è il requisito del carattere artigianale del prodotto, birra oggi, politica domani, sviluppo dopodomani.
A tutto ciò non siamo molto abituati. È molto più abituale vedere forme miste di artigianalità del luppolo politico, restringimenti fittizi nel “cotto” e nel “crudo” quando si tratta di ostentare patrie ideologiche antiche, di sinistra o di destra, e recenti, pentastellate o leghiste. Ma quando si tratta di fare delle scelte programmatiche vere, di divergere sul modello di sviluppo, le caratteristiche di una birra “cruda” difficilmente si gustano come diverse rispetto a quelle di una birra “cotta”.
La politica ci serve certe bevande dal gusto indicibilmente sgradevole quando tenta di mettere insieme pozioni che, ci insegnano dai birrifici artigianali, non hanno nessun fondamento artigianale. Perché la birra o è “cruda” o è “cotta” e i primi a saperlo dovrebbero essere proprio gli elettori che, invece, con i loro voti non fanno che ordinare, ai seggi, bevande di luppolo tutte uguali, tutte dallo stesso sapore.
Rispetto a questo monito, i maestri artigiani birrai sono incontestabili e le formazioni politiche dovrebbero seguire fino in fondo i loro consigli cercando di dividersi nettamente sui progetti e non sulle ideologie, facendo uno sforzo vero in direzione della realtà e non una continua campagna commerciale in direzione dei loro votanti di sempre.
Quanto, però, al fatto che, “cotta” o “cruda”, una birra non dovrebbe andare in giro mai “nuda”, cioè che la politica non dovrebbe girare senza vesti programmatiche, credo che se si parla della politica autentica, appassionata e sincera, fresca e disinteressata, vivace e illuminata, gustarsela spesso da sola, cioè nuda nel suo eloquio e nel suo fascino antico, prepartitico, dovrebbe dare una gran piacere ai sensi e all’intelletto.
Allora, anche bere una birra senza accompagnarla a nessun cibo in particolare, averla cioè nel boccale in tutta la sua nudità, potrebbe educare alla sapienza sognante e al rigore morale di vedere la politica di domani attraverso i colori cangianti di un liquore che, al di là del vetro, proietta la purezza delle nostre intenzioni di bevitori e di elettori.

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