Dis…corsivo. La storica nottata perugina

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Insomma, Perugia, giacché ci siamo, perché non fai le cose in grande? Sputtanarti per un cippo della Marcia su Roma quando potresti organizzare un grande spettacolo capace di rievocare, fin nei dettagli, ciò che avvenne qui, nel Palazzo della Prefettura, il 28 ottobre 1922: chi te lo fa fare?

La piazza di Perugia, per la presa del potere del fascismo, non è stata una piazza qualunque. Perché mai, dunque, proprio essa, dovrebbe farsi ridere dietro, contumeliare e vituperare per un semplice pezzo di pietra con alcune indicazioni stradali?

Ho preso il titolo del mio articolo pari pari da quello dell’“Unione liberale” di sabato 28 ottobre 1922, che riporta ben altra vivace cronaca rispetto alle iscrizioni del cippo: “Ieri sera alle ore 23,45, il Maggiore on. Crespi in rappresentanza del Comando Generale Fascista, l’on Pighetti e il cap. Mastromattei si sono presentati negli uffici della Prefettura. Intanto dalle porte affluivano in città da varie parti della provincia circa 3000 fascisti in perfetto assetto militare guerresco. La rappresentanza fascista ha trovato il Prefetto comm. Franzè in ufficio. Ricevuti immediatamente, essi chiesero al Prefetto che ad evitare un doloroso spargimento di sangue fraterno, egli riconoscesse il nuovo governo fascista mettendosi immediatamente4 a disposizione di questo. Il Prefetto rifiutò energicamente. Si svolse allora fra esso e i tre commissari un emozionante, drammatico colloquio che durò mezz’ora. Dopo di che mentre le centurie fasciste dalla periferia raggiungevano il centro della città in procinto di circuire il palazzo della prefettura, il Prefetto aderendo alle insistenze del maggiore on. Crespi e dei suoi amici rassegnava il potere politico nelle loro mani. Poco dopo le centurie fasciste occupavano la Prefettura e la Questura. Regie Guardie e i RR. Carabinieri si ritiravano acclamate entusiasticamente dalle ‘camicie nere’. S.E. il Generale De Bono e Michele Bianchi, segretario generale del P.N.F. si sono recati sul posto a congratularsi per il risultato dell’operazione ed hanno insediato immediatamente in nome dell’Italia e del Re il Quadrumvirato”.

Un cippo. Cos’è mai un cippo di fronte a questa pura, unica in Italia, audacia fascista? Cos’è a confronto della memoria di coloro che, preso in ostaggio il Palazzo del Governo, erano disposti a tutto, magari a farlo saltare in aria, l’edificio sorto sui ruderi della Rocca Paolina, pur di affermare la rivoluzione di Mussolini?

Pensate, appunto, che bella fiction sarebbe quella intitolata “La storica nottata perugina”, nelle sue fosche tinte seguite da un indomani che vide Perugia prima incredula poi partecipe del grande evento che si era svolto dentro il turrito Palazzo prefettizio!

Per restare, però, al cippo della discordia, c’è da chiedersi, prima di tutto, come mai nessuno ha pensato, in tanti decenni, di disfarsi, in qualche maniera, del glorioso cimelio. Se esso è arrivato fino a noi, qualcuno, che magari oggi protesta, dovrebbe pur essere in grado di spiegarci perché e come ciò è potuto accadere.

Poi, però, bisogna intendersi: se è ridicolo e grottesco piazzare il cippo della Marcia su Roma in mezzo a una rotatoria, altrettanta stravaganza dovremmo poter non trovare se esso, insieme ad altri materiali scientificamente ordinati, dovesse domani comparire in un ordinato Museo del fascismo.

Il dibattito, su questo piano, è quanto mai aperto e non proprio agli inizi, se a lanciarlo e a rilanciarlo continuamente è il piddino sindaco di Predappio Giorgio Frassineti, che vuole il Museo nella città natale del Duce e registra pareri concordi (ad esempio Paolo Mieli) e contrari (ad esempio Giovanni Sabbatucci), opposte convinzioni a proposito del tasso di “nostalgia” e alla quantità di “celebrazione” che il Museo porterebbe con sé. E qui potremo pensarla apertamente come ci pare, purché ci allontaniamo al più presto – cara Perugia! – dall’insana operazione di archeologia fascista che ancora non sa fare i conti con un freddo sasso scolpito, perduto nella lucentezza della campagna umbra.

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