Dolorose e stimolanti riflessioni dopo la strage degli studenti ‘Erasmus’’ uccisi in Spagna da un destino terribilmente crudele.

Sono ventiseimila, in questo momento, i giovani studenti italiani sparsi per l’Europa grazie all’iniziativa di ‘’Erasmus’’ che incita gli universitari ad impegnarsi per cercare, in ogni Paese, una cultura più moderna e capace di indicare le strade del futuro. Alcuni di questi ragazzi sono rappresentanti anche dell’Umbria e delle sedi universitarie di Perugia e Terni.

Questi sono dati statistici che si collegano, purtroppo con amarezza, alla strage che, in Spagna, ha stroncato il sorriso di tredici fanciulle, sette delle quali provenienti dal nostro Paese.

Intercettate, queste giovani studentesse, dalla crudeltà di un destino feroce. Tanto grave l’episodio accaduto tra Valencia e Barcellona che, con cantilena del meno nobile italianismo, qualcuno si è affrettato a chiedere ‘’ma è proprio indispensabile mandare questi ragazzi in giro per il mondo?’’. La solidarietà e la commozione per la sorte di chi non c’è più non autorizza mediocri polemiche implicite fra le righe di tanto scetticismo. I ragazzi che in nome di Erasmo da Rotterdam vanno in tanti Paesi ad arricchirsi culturalmente sono il tonificante simbolo della voglia di un ‘’sapere’’ non ristretto dalle angustie di un solo territorio o di un unico Ateneo. Rappresentano il domani che deve avanzare aprendo le menti ed abbattendo le frontiere. Almeno quelle culturali.

In un’epoca protesa a parlare tanto di ‘’uomo nuovo’’ gli universitari dell’’’Erasmus’’ testimoniano la voglia di ergersi a punti di riferimento belli e degni di incoraggiamento. Dicono, anche senza proclamarlo a voce troppo alta, quanto sia esaltante incontrarsi, ovunque, con migliaia di coetanei e imparare a volersi più bene. L’ ‘’uomo nuovo’’ non passa anche attraverso gli affetti?

RINGHIO

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