Droga e morti: un diluvio di commenti attorno alla ‘’tolleranza zero’’ e alla chiusura temporanea del Cocoricò

‘’E ora tolleranza zero’’- ha esclamato il ministro Alfano, reagendo con autorità alla morte del sedicenne di Città di Castello ucciso da una pasticca di Ecstasy. Insomma repressione a 360 gradi contro lo spaccio delle sostanze stupefacenti e la vergognosa speculazione sulle fragilità dei giovani. La conseguenza del proclama ministeriale l’ha colta al volo il verdetto prefettizio che ha ordinato la chiusura, per quattro mesi, del Cocoricò, il locale di Riccione ove affluiscono (affluivano) migliaia di adolescenti, pronti, pur di andare proprio lì, ad affrontare sacrifici anche economici.

Questa vicenda, e le dimensioni di commento popolare che ha assunto col trascorrere dei giorni,ha determinato autentici scontri di opinioni. Non solo fra i politici di mestiere e gli amministratori dei territori, ma anche in mezzo alla gente comune. E’ opportuno, naturalmente, che eventi tragici per un verso e criminali per l’altro, suscitino adeguate attenzioni. Altissime attenzioni. Ma è altrettanto inesorabile che evolvano le conseguenti polemiche. Ci si chiede, per esempio: ‘’Cosa vuol dire tolleranza zero? Significa, forse, che fino ad oggi c’era un po’ di tolleranza di fronte al dilagare di un fenomeno devastante?’’. Interrogativi che si dilatano di fronte all’annuncio che il Cocoricò è stato temporaneamente chiuso perché da anni lì dentro, e nei dintorni, si moltiplicavano episodi degni della più cupa cronaca nera. ‘’E prima- ecco una domanda- allora, cosa si faceva?’’. Cioè: ‘’C’è voluto il morto?’’. Morto, fra l’altro, per una pasticca acquistata anche a Città di Castello.

L’annuncio della ‘’tolleranza zero’’ ha riportato in scena, è ovvio, il tradizionale discorso sulla prevenzione. Che è un po’ la richiesta rilanciata un paio di settimane fa anche da ‘’Umbria domani’’, intenzionata ad auspicare che il ‘’problema droga’ venga affrontato con maggiore determinazione anche dalla Regione e dai Comuni, non solo dalla Scuola e dalle famiglie. Diffondere la consapevolezza preventiva è un dovere sociale. Una specie di pre-tutela affidata al vecchio concetto ‘’se lo conosci, lo eviti’’. Quanto sarebbe importante anticipare le chiusure dei locali che attirano l’attenzione dei giovani! Intervenire quando i buoi sono fuori dalla stalla significa anche scatenare la rivolta: sono significative le quasi centomila firme che hanno siglato la protesta contro la chiusura del Cocoricò. I firmatari proclamano: ‘’Sorvegliate. Centuplicate i controlli, ma non vietateci un luogo di divertimento!’’.

Insomma anche loro, gli insorti, implicitamente gridano ‘’Prevenite. Per favore prevenite!’’.

RINGHIO

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