I parenti di Alfano e l’ennesimo esempio italiano dell’uso sfrenato delle intercettazioni. Il Parlamento rinvia da anni decisioni che riguardano civiltà e dignità delle persone.

Eccoci un’altra volta di fronte all’ormai logoro problema delle intercettazioni, cioè dell’uso mediatico delle intercettazioni. SE ne riparla per la miliardesima volta perché la….millesima inchiesta sulla corruzione di Roma..e dintorni ha tirato in ballo un paio di parenti del ministro Alfano.

Sulla scena politica nazionale riesplode un interrogativo che tutti tirano da ogni parte a seconda delle contingenti opportunità politiche e personali. Queste benedette intercettazioni possono essere diffuse o vanno rigidamente segretate fino a quando le verità dell’inchiesta in corso non sono giudizialmente definite?

In italia- diciamolo ancora una volta con schiettezza- anche su questo argomento ci si schiera nella misura in cui ci si trae qualche vantaggio di parte. Intercettazioni che possono moralmente uccidere una o più persone sono subito pubblicabili o no? E’ una domanda semplice sulla quale il Parlamento indugia da troppi anni anche perché qualche volta fa comodo pubblicare, altre volte giova tacere. Ed è evidente che l’interrogativo severo riguarda anche, o soprattutto, i magistrati perché certe riservatezze finiscono sulle prime pagine perché gli inquirenti le fanno pervenire all’esterno. Sono imputabili, se si vuole, gli stessi giornalisti, ma come fa un giornalista a nascondere in un cassetto fascicoli che altri giornali hanno ottenuto e scoppiano dalla voglia di farne un clamoroso uso? La concorrenza è una delle regole di chi fa informazione.

Dunque il nodo è uno: la legge. Ci si decida, per il rispetto di tutti, specie degli innocenti o dei presunti innocenti, a varare limiti invalicabili e a prevedere sanzioni serie ed esemplari. Senza, naturalmente, violare l’irrinunciabile libertà di stampa. Libertà- sia detto da chi ha l’abitudine di frequentare i giornali- non significa jungla aperta ad ogni ‘’belluinità’ violatrice dell’umano rispetto.

RINGHIO

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