LA SETTIMANA DEL PROFESSOR AFFABILE

di Umberto Giorgio Affabile / Mentre, sabato scorso, finivo di scrivere la mia nota per domenica, la lista di appoggio a Catiuscia Marini vedeva la luce e sigillava nella dimensione della società civile convivenze che altrimenti sarebbero state improponibili.

Proposte in questo contesto, le scelte di Moscio (Comunisti italiani) e di Balsana (Udc), ad esempio, sono più che reinvestibili in trasversalità, se la trasversalità sarà un pregio di questa tornata elettorale e servirà a ricucire gli strappi che si sono prodotti in casa Pd. A Spoleto, intanto, si registra una qualche schiarita e si dà credito – notizia di quattro giorni fa – all'impegno della presidente di farsi carico in maniera adeguata del problema a urne chiuse e conferma ricevuta.
E la conferma – questa è stata la settimana dei sondaggi immaturi che però esplodono fuochi artificiali di credibilità – è tutta dalla parte della signora umbra di Todi: il portale “Scenaripolitici” ha scattato due fotografie, anche se con pochi soggetti dentro, all'inizio e alla fine di aprile, registrando un largo margine della Marini su Ricci, anche se, una decina di giorni fa, qualcosa si perdeva a Todi che si guadagnava ad Assisi e la terza forza di Andrea Liberati (M5S) non si muoveva dal suo fisiologico 16 per cento, mentre del 6 per cento era accreditato Michele Vecchietti, lo Tsipras umbro, e un simbolico 1 per cento andava a Simone Di Stefano di Casa Pound.
Il traguardo del 31 maggio, in realtà, a me non apparso così affabilmente lontano come in questa settimana. Non so che impressione faccia ai candidati, tanto a quelli che corrono tanto per correre quanto a quelli che possono e devono centrare l'obiettivo dell'Assemblea regionale. Alcuni segnali dicono, in maniera incontrovertibile, che siamo ancora molto lontani dal 31 maggio: la polemica in casa Udc tra Sebastiani e la Monacelli sull'appoggio dato alla Marini sa ancora di dibattito di retroguardia, come sa di chiusura dei conti, quindi di sguardo al passato più che al futuro, la vicenda di Rocco Valentino, escluso dalla lista di Forza Italia e orgogliosamente rinato come “fratello d'Italia”, perché – dice – a lui “piacciono le sfide, che si vinca o si perda”. E, andando dietro a queste affermazioni e a questi movimenti della destra, ti viene una volta di più di chiederti come una classe politica di questo tipo abbia potuto conquistare Perugia e Spoleto, un anno fa.
Ecco, dunque, che questa settimana ci ha riportato molto indietro nel dibattito anziché farci guardare ai temi della presente campagna elettorale. Ma è normale che sia così, è stato l'ultimo sussulto. Adesso, finalmente, la svolta c'è stata, le liste sono state consegnate (salvo errori da parte di Prugni), destra (fino a Maiorca) e sinistra (fino a Fabiani) si sono piazzate sulle ali e lì correranno fino a sfiancarsi mentre andrà in rete il gioco centrale, magari meno brioso ma più redditizio, sia per il candidato dato per vincente sia per quello che arriverà secondo.
Sembra un po', con rispetto per Sant'Ubaldo, una Corsa dei Ceri, questa tornata elettorale. Vince chi sta davanti, in questa regione, ma Ricci non ne vuol sentire parlare e non accende certo ceri. Si limita a esorcizzare la sorte e, rivolto a Palazzo Cesaroni, in Piazza d'Italia, mostra l'ora del cambiamento che sta per scoccare. Se essa sia segnata dal destino o sia indifferente al fato, la domanda va posta alla Sfinge che si aggira sulla stessa Piazza di Perugia.

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