LA SETTIMANA DEL PROFESSOR AFFABILE

di Umberto Giorgio Affabile / Ognuno la sua campagna elettorale se la fa come vuole, ma, finora, nessuno dei candidati per le regionali, a circa tre mesi dal voto, riserva qualche sorpresa in termini di trasversalità.

Anche la “novità”, uscita fuori in settimana, di Amato John de Paulis non esprime niente di più di uno scontato pannellismo, mentre la candidata del Movimento 5 Stelle, Laura Alunni, è, senza particolari coloriture di stile e di eloquio, l'immagine perfetta del Movimento di oggi, che sa di ordinata ritirata e di razionale ripiegamento.
Per Catiuscia Marini, che guarda al suo ruolo istituzionale - com'è naturale - più che alla candidatura, si muove Leonelli, con eccessi di protagonismo che stonano col personaggio dimesso che abbiamo conosciuto fino a quando presiedeva l'agonizzante Consiglio provinciale.
Adesso, la kermesse Pd del Lyrick, fissata per sabato 7 marzo, qualcuno l'ha ribattezzata la “Leonella”, nel senso che, pur facendo il verso alla “Leopolda” renziana, non ne mutua fino in fondo anche il titolo (ma la regia e la scenografia sì) e preferisce superfetare il nome del suo gestore locale: Giacomo Leonelli ha convocato la “Leonella”.
Claudio Ricci ha avuto davanti a sé un percorso a zig-zag che avrebbe fatto venire il mal d'auto a chiunque, ma lui si è sottoposto allo slalom con molta pazienza e un po' di grinta e alla fine sta tagliando il traguardo. Se all'inizio della settimana c'era addirittura una sovrabbondanza di liste civiche d'appoggio a lui, ora queste sarebbero state ridotte a due e della terza non si capisce più l'identità locale (per burla, qualcuno pensa che sia, camuffata, la povera lista dell' Udc, ridotta a vedersela con una Lega oggi più forte dei seguaci di Ronconi, che, come un po' in tutta Italia, si stanno facendo venire crisi di coscienza - e di facciata - legate al nome di quel personaggio senza scrupoli che è Salvini).
Nessuno dei quattro candidati, insomma, ha in partenza quell'ecumenismo dialogante che può dare la svolta alla partita elettorale dei presidenti (per i consiglieri si vedrà più avanti, adesso è inutile parlarne).
Certo, in termini di ecumenismo dialogante Ricci è un pochino più avanti dei suoi avversari, ma è vero che la Marini ancora non può esprimersi a fondo. Vedremo al momento opportuno.
Per adesso, c'è il movimentismo di Leonelli a far navigare il Pd nel mare antirenziano umbro per eccellenza, lasciando guidare la barca a giovani uomini e donne in divisa renziana, quella, però, di quando Matteo Renzi non era ancora Presidente del Consiglio. Questa è la grossa contraddizione del Pd umbro, sulle cui antinomie, però, vivacchiano un po' tutti i contendenti e gli esponenti (credibilmente, il 23 febbraio, una “foglia” del “Messaggero” ne contava 22, l'equivalente di due squadre di calcio, numero ottimo per la “rosa” dei finalisti, compresi, però, ancora tutti quelli che siederanno sulle panchine davanti a Palazzo Cesaroni).
Altri stimoli, detto del tutto affabilmente verso tutti, la settimana non ne ha proposti, tranne il curioso episodio di Mascio e Bencivenga che si sono veduti inserire nell' elenco dei sostenitori di Ricci (per celia: non sarà mica la terza lista civica, oggi annullata?) e la grande questione suscitata dalle dichiarazioni di Calabrese su spaccate in centro a Perugia e ipotetici messaggi mafiosi.
Di certo si è capito, in tutta la lunga vicenda di botta e risposta, che la prossima scadenza elettorale sta già facendo sentire la sua pressione. Il tema agitato da Calabrese ha avuto un'enfasi più elevata del previsto e del lecito proprio perché lo si è già inquadrato come possibile argomento in grado di avere qualche influsso sulla gente che andrà a votare.
E, d'altra parte, in settimana, si è molto parlato, oltre le polemiche tra Calabrese e il redivivo Boccali, di trasparenza nella pubblica amministrazione e di corruzione. Buon'ultima, proprio ieri la Corte dei Conti ha fatto scendere una nota rasserenante sul funzionamento della pubblica amministrazione umbra che, è stato detto, “deve in ogni caso imparare a difendersi da sola”.
Il tema è proprio questo e ne ha uno che gli sentiamo fratello: quello della macroregione che verrà. Ma, finora, né sull'uno né sull'altro la campagna elettorale dimostra di avere centrato bene l'obiettivo, di avere cioè messo a fuoco i problemi dal punto di vista dell'opinione pubblica e non da quello dell'autoreferenzialità dei programmi elettorali.

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