LEVANTE. Considerazioni del mattino UN MONDO FERTILE

di Maurizio Terzetti
Un dibattito molto polemico sta accompagnando la diffusione della notizia dell’imminenza del primo “Fertility Day” voluto dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin. La giornata scelta, il 22 settembre, cade fra tre settimane precise. I temi al centro dell’evento sono molto chiari (pericolo di denatalità, bellezza di maternità e paternità, rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori, l’aiuto della Medicina per le donne e gli uomini che non riescono ad avere bambini). La cultura ispiratrice è facilmente riconducibile a una citazione di Susanna Tamaro: “Abbiamo imparato a gestire la nostra fertilità, facendo scivolare la maternità in coda alle priorità della nostra vita, salvo poi farla diventare un’imperiosa necessità quando ci rendiamo conto che l’orologio del tempo ha accelerato i suoi battiti”.
Tradotto nei termini del “Fertility Day”: “la bellezza non ha età, la fertilità sì”.
Mi pare tanto di essere tornato sui banchi di scuola di qualche decennio fa, quando noi figli dell’immediato secondo dopoguerra, crescendo e entrando in età di pruderie sessuali, mascheravamo l’istinto con la domanda, oggi cavernicola e comunque rivolta alla scuola prima che a casa, di qualcosa come l’educazione sessuale.
Decenni di educazione sessuale vera e strutturata ci hanno reso migliori? Pare che fra gli specialisti presenti al “Fertility Day” non siano previsti bravi psicanalisti, per cui sul punto è meglio glissare.
Ciò che resta, e su cui non si può deviare, è il rapporto con la procreazione che hanno tutti coloro che sono ancora in età fertile.
E allora mi chiedo: perché spettacolarizzare, con un programma per giunta ripetitivo e scontato, un tema che, al vero dei suoi contenuti, diventa giustamente appannaggio esclusivo della classe medica? Fertilità fa rima con legalità: sembra di vedere riproposta, nel campo del sesso procreante, la stessa enfasi vissuta nel campo del cittadino artefice costante di legalità. Vivacità condita di noia, un’antologia di eufemismi, una pletora di gesti accademici, un indotto di immagine retorica che si autoalimenta.
In un campo e nell’altro, non ci possono essere risposte pontificanti da parte di nessuno, specialisti o profani o politici che siano, ma può esistere solo il semplice affiancarsi e confrontarsi di coppie innamorate, ognuna in cerca della migliore dimensione possibile per un mondo fertile, per un pianeta pacificato e vivibile nel quale poter inserire la scelta o meno della propria privata fertilità. Tutto il resto, compreso il “dateci i soldi e faremo più figli”, è legalità.

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