Riceviamo e pubblichiamo un nuovo articolo della rubrica politologica della domenica.

di Umberto Giorgio Affabile / E adesso tutti al lavoro! In una settimana politicamente avara come poche, l’esortazione a puntare diritto sull’obiettivo dell’appuntamento elettorale di maggio è come un passaparola sonnacchioso. Sa di convalescenza.

L'impegno per produrre lo strumento elettorale ha fiaccato gli animi dei legislatori: “Le minoranze hanno perso fin dall'inizio, per una questione di numeri, e si è alla fine mirato sulla riduzione del danno”. Queste parole di Sandra Monacelli esprimono bene il senso di complessivo logoramento con il quale si è arrivati al varo della nuova legge elettorale. E anche i toni della maggioranza piddina – Locchi, Riommi, la stessa Marini - sembrano venire fuori trattenendo lo sbadiglio nella bocca. Ritualità misurata, nell'Assemblea legislativa umbra. Non dico che siamo ai saluti finali, al congedo, ma poco ci manca.

Rientra, in questo quadro, la trattativa che la maggioranza ha concesso, negli ultimissimi giorni, alle minoranze: a quella storica, di destra, e a quella interna, di sinistra. Nel turibolo, l'oltre incenso della maggioranza, anche lo zolfo della minoranza, quel “premio di minoranza” che ha mandato su tutte le furie sia Brutti che Stufara, guarda caso gli eredi delle alleanze di un quinquennio fa, le più superate e, in tendenza, certo le più penalizzate. Ma ognuno ha fatto e fa le sue scelte e se non capisce che, oggi, 2015, i conti, anche come minoranza di estrema sinistra o come antico dipietrista, o li fa dentro il Pd o non li fa proprio, è bene che si rassegni - in particolare l'esponente Idv - a scrivere il memoriale di una lunga carriera politica. Non che, beninteso, dal suo eventuale scritto ci aspettiamo molto: se il massimo che è riuscito a metaforizzare, per stigmatizzare la nuova legge, è l'immagine del “piatto di lenticchie”...

Nervi rilassati, insomma, un po' dovunque questa setimana a Palazzo Cesaroni. Ed era ora, perché da troppi mesi ormai si cercava di mettere insieme l'Assemblea per scattare una foto dell'esistente dalla quale ricavare il poster della nuova legge elettorale!

Una frase, soprattutto, mi ha colpito nel discorso di Renato Locchi e la riporto testualmente: “Il fatto che ogni candidato possa avere un confronto con territori diversi e da considerarsi particolarmente positivo”. Ho sempre pensato che un candidato sia, essenzialmente, una persona pigra, un uomo (una donna è più intraprendente, molto più dinamica) che vuole ottenere il massimo col minimo sforzo. Ma ce li vedete voi i candidati di ogni partito muoversi in direzione del collegio unico, idest di tutta l'Umbria? In autonomia, la maggior parte si formerebbero presto, bloccati dagli ordini di scuderia, sì, ma anche dalla lentezza culturale dalla quale sono affetti. Tali saranno, in Assemblea, quali sono stati in campagna elettorale: logorroici nelle sedi degli incontri preparati ad arte con il popolo degli elettori tradizionali, stitici di parole in Assemblea regionale, scrittori di piccoli emendamenti e frenetici lettori di giornali.

Ora, Renato Locchi conosce benissimo la qualità e il tono muscolare dei candidati che, intanto, il Pd soppesando, che tutti gli altri partiti stanno soppesando. Perché, allora, deve “contarci” la favola di un “confronto con territori diversi” quando sa benissimo che nessuna rivoluzione culturale otterrà mai quest'effetto? I giovani, poi, parlano più con i social che, concretamente, con la gente, sul territorio.

Stiamo dunque, piuttosto, con i piedi per terra, creiamo grandi kermesse evitando, se possibile, imitazioni "leopoldine", ritroviamoci, centripeti, in tanti, ma non allontaniamoci troppo - centrifughi - nel territorio. Potremmo perderci

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