Un nuovo partito di cattolici

di Alvaro Bucci

La recente presentazione del Manifesto “per la costruzione di un soggetto politico ‘nuovo’ d’ispirazione cristiana e popolare”, che non è ancora un programma politico, come specificato dagli stessi promotori (tra i quali gli economisti Leonardo Becchetti e Stefano Zamagni) ha riacceso il dibattito sulla questione dell’opportunità di un nuovo partito di cattolici.

Personalmente sono tra coloro che non ritengono necessaria la formazione di un nuovo partito di ispirazione cristiana, tenendo ben presente in particolare il documento conciliare “Gaudium et spes” e la Lettera apostolica di Paolo VI “Octogesima adveniens” , che ribadiscono il pluralismo politico dei cattolici.  E non posso non ricordare i vari tentativi, alcuni anni addietro, di costituire, da parte di varie personalità ed associazioni del mondo cattolico, un qualche soggetto politico unitario, anche allo scopo di superare, già allora, l’acuta conflittualità fra credenti diversamente schierati politicamente. I convegni di Todi, fra il 2011 e il 2012, sono stati importanti tentativi in questa direzione, anche se non in maniera esplicita, ma con esiti fallimentari e ormai non più spendibili.

Non mi è sfuggito che già  nei primi mesi del corrente anno è andato di nuovo crescendo il dibattito attorno alla questione di una nuova stagione di impegno sociale e politico dei cattolici, in coincidenza tra l’altro con l’anniversario dell’Appello ai “Liberi e forti” di don Luigi Sturzo del 2019. Un fatto certamente positivo ed un modo di accogliere l’invito di papa Francesco che ha sollecitato diverse volte i cattolici a fare politica, ma non necessariamente in un partito politico.

Ma l’attuale iniziativa del Manifesto sembra avviare un  processo per la costruzione di una vera e propria formazione politica, comunque da decidere, a conclusione delle sottoscrizioni, attraverso una assemblea.

C’è però da considerare al riguardo che , nel propugnare un nuovo partito d’ispirazione cristiana, occorrerebbe ben tener conto, oltre al rischio di una ulteriore frammentazione, che la politica richiede scelte su molti temi che non sono strettamente di carattere etico (dove peraltro il pluralismo delle opinioni è ampio) e su cui non è scontato raccogliere consenso. E c’è soprattutto  il problema delle alleanze: superando l’illusione di risultare maggioritari, salvo che non si abbia lo scopo della sola testimonianza, se si vuole governare occorrerà coalizzarsi con chi è più vicino o meno lontano, tornando ad essere inevitabile la mediazione tra le proprie e le altrui posizioni.

Mi sembrano quindi adeguate le indicazioni del cardinale Bassetti espresse in occasione dell’ intervista rilasciata al quotidiano Avvenire, il 14 gennaio scorso, in cui auspica “un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica” proponendo una sorta di “Forum civico”, dove le “tantissime esperienze sul territorio a livello associativo o anche singole esperienze” potrebbero essere messe in rete.

Non debbono sfuggire, nel frattempo, le numerose iniziative di formazione e di confronto su attualissime questioni che investono il quadro culturale, sociale e politico del nostro Paese, messe in campo dall’associazionismo  cattolico in ambito nazionale e locale (Azione cattolica, Meic, Agire politicamente, ecc.) che meriterebbero più attenzione.