Viktor Orbàn, il dittatorello….democratico che per chiudere i confini usa perfino i detenuti delle sue prigioni

‘’Botte da Orbàn’’, titola causticamente un talk televisivo nazionale. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbàn, 52 anni, è proprio un tipo che ama far capire che il suo è ‘’un polso autoritario’’. Euroscettico da sempre, ora si è messo perfino a erigere muri ai confini per impedire ‘’il passaggio’’ degli emigranti. Ha perfino licenziato un ministro perché la costruzione del muro procedeva troppo lentamente. Per essere più sbrigativo nell’allestimento dell’agognata ‘’barriera’’ ha messo al lavoro, sotto scorta armata, perfino i detenuti delle prigioni magiare. Adesso arresta, senza un attimo di indugio, i pochi che riescono a varcare la ‘’sua soglia’’. Gli altri che tentano di entrare vengono respinti con gli idranti che urticano. Davvero non c’è mai limite al peggio!

Che comportamenti! Roba da secoli bui! Eppure questo burbanzoso Viktor conosce un po’ la storia del suo Paese per decenni schiacciato dalla prepotenza moscovita. Sa cosa significhi anelare la libertà. Ha azzerato ricordi ed esperienze anche personali?

Ma chi è questo ditta torello, eletto in un Paese che non molto tempo fa avremmo definito ‘’d’oltre cortina’’?

Facciamoci aiutare da Internet: Emettriamo tra virgolette la descrizione:

‘’E’ leader indiscusso del partito Fedesz e da diversi anni agita i sonni dei leader europei. Uomo dal piglio autoritario, Orbàn stravince le elezioni politiche del 2010 in Ungheria con un proclami euroscettici e nazionalisti, riducendo al lumicino i socialisti che avevano fino a quel momento governato il paese in maniera quasi ininterrotta dalla caduta del Muro. Grazie alla larghissima maggioranza conquistata in parlamento da il via ad una serie di riforme che rafforzano il potere esecutivo, a discapito del parlamento e di organi di garanzia che dovrebbe essere indipendenti come la Corte dei Conti e la Banca Centrale. Sono gli anni in cui i media e le associazioni internazionali denunciano le pressioni sempre più forti esercitate sulle testate indipendenti’’-

E poi: ‘’Inpochi anni l’Ungheria assiste così ad una svolta conservatrice sancita dalla riforma della Costituzione del 2012: scompare la dicitura ‘Repubblica’ dal nome ufficiale dello stato a favore di nazione. Nel nuovo testo fortissimi sono i richiami etnici e religiosi: i cittadini magiari fuori i confini potranno ottenere la cittadinanza ungherese, riaccendendo le antiche rivendicazioni irredentiste, ed esplicito diventa il richiamo alla religione come valore fondativo dello Stato, mentre padre della patria diventa il re ‘santo’ Stefano, artefice della conversione del popolo magiaro. Diversi esponenti di Fidesz, come se non bastasse, non lesinano uscite razziste, soprattutto nei confronti dei rom, e antisemite’’.

Inoltre: ‘’

Euroscettico da sempre, Orbàn ha proceduto in un continuo tira e molla con le istituzioni europee, rivendicato l’autonomia dell’Ungheria, ma non arrivando mai a nessuno strappo significativo, nonostante fosse stato eletto con la promessa di mettere al posto loro i burocrati di Bruxelles. In fondo, nonostante le sparate e le riforme autoritarie, il Fidesz di Orbàn è di casa nel Partito popolare europeo. Rieletto nel 2014 con il 44,36% dei consensi che gli danno il controllo di quasi i due terzi del parlamento grazie alla legge elettorale varata dal suo governo precedente. Oggi Orbàn rimane il protagonista indiscusso della vita politica ungherese, ma questa volta a spaventarlo è l’ascesa di Jobbik, il partito di ultra destra che nella sua iconografia fa direttamente riferimento alla Guardia di Ferro, la milizia paramilitare fondata da Corneliu Zelea Codreanu, formazione filonazista nell’Ungheria degli anni ’30’.

E infine: ‘’Ora Orbàn fa discutere per il muro divisorio dalla Serbia teso a fermare il movimento dei migranti. Solo qualche mese fa aveva parlato di reintrodurre la pena di morte. Può darsi che gli annunci si sgonfino di fronte la ritrosia delle istituzioni europee. Va compreso, però, a render verosimile la possibilità duratura che nel cuore dell’Est Europa si alzi un muro per proteggere i confini europei è la storia recente dell’Ungheria, e di altri paesi dell’ex blocco sovietico come nel caso polacco, conquistati dal populismo, contesi tra una destra che si vorrebbe moderata e l’estrema destra che avanza’’

RINGHIO

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