DIS…CORSIVO. GIOTTESCO? NO, GROTTESCO!

DIS…CORSIVO. GIOTTESCO? NO, GROTTESCO!

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ha del grottesco, non del giottesco, la vicenda che ad Assisi, nella Basilica inferiore di San Francesco, vede contrapposti diversi soggetti intellettuali a proposito della bontà o meno dei restauri che si sono eseguiti nella Cappella di San Nicola.

È grottesca la modalità con cui un organo centrale dello Stato lascia trapelare delle critiche non benevole rispetto a un'istruttoria che dovrebbe avere un suo iter formale e ancora da formalizzare.
I frati infatti (vedi l'intervista di Padre Gambetti) riferiscono che alcuni giorni fa due ispettori inviati da Roma hanno eseguito un sopralluogo e l'esito di questo sopralluogo, a quanto pare negativo per le operazioni che si conducono in Basilica, è stato comunicato per la via veloce e breve della stampa senza seguire la via propria e molto probabilmente tortuosa della comunicazione fra l'organismo statale, gli organismi periferici del ministero e il destinatario, i frati che custodiscono la Basilica di San Francesco ad Assisi, compreso lo staff laico che materialmente è ogni giorno al lavoro nella Basilica da moltissimi anni.
È grottesca, per altri versi, l'assunzione di responsabilità e lo scambio di accuse che più o meno garbatamente si fanno fra di loro i vari aventi titolo alla questione, gli esperti d'arte, i pluridecorati del restauro, le persone che in qualche modo negli anni sono state chiamate a mettere la loro opera sull'opera dei grandi maestri del Duecento e del Trecento e anche, però, le persone che per conto dello Stato dovevano vigilare e garantire sul corretto andamento dei lavori stessi. Il carattere grottesco della vicenda ne richiama un'altra che si è svolta poco tempo fa e che ancora ha tutta l'aria di non essersi conclusa.
Mi riferisco alla partita della costruzione della Casa dello studente di fronte al tempio di San Bevignate, a Perugia. I diversi passaggi di posizione, i rimpalli e i ripensamenti riguardo a quella vicenda fanno pensare, in qualche modo, a ciò che sta accadendo oggi nella Basilica inferiore di San Francesco. È come se, negli effetti, dominasse un grande imperativo di carattere “semplicemente” amministrativo e che questo imperativo coinvolgesse le posizioni di tutti - i religiosi, gli intellettuali, gli esperti - in una sorta di competizione della quale non si vede l'oggetto, della quale non si capisce il fine, della quale non si intravede una soluzione che non sia quella o di un accomodamento o di un silenzio invocato per scendere fraternamente su tutta la questione.
È probabile, infatti, che una di queste due ipotesi possa effettivamente verificarsi e, quindi, il livello amministrativo sarebbe pur sempre quello che, avendo ispirato l'operazione, riesce anche a chiuderla e a pilotarla verso l'esito che, in partenza, era stato preordinato.
Il carattere grottesco della vicenda esclude veramente la natura giottesca, propriamente giottesca, della questione. La questione è una questione non culturale, ma amministrativa e, dunque, è per definizione grottesca.
Se fosse stata una questione culturale, sarebbe stata puramente e semplicemente giottesca, cioè riferita a tutti gli artisti e i maestri nel nome dei quali si parla - a proposito o a sproposito chi potrà dirlo fino in fondo? - sia dal punto di vista estetico sia dal punto di vista religioso.
Abbiamo sentito da Padre Fortunato vivaci proclami televisivi, esortazioni vive a non temere che in Basilica stia succedendo l'irreparabile, come se la notizia potesse avere lo stesso clamore che a suo tempo ebbero i danni prodotti dalle scosse di terremoto che veramente, per molto tempo, tennero lontani i visitatori dal tempio francescano.
Anche questo è un aspetto grottesco della vicenda: dover perorare presso il pubblico la causa della assoluta apertura della Basilica nonostante le voci rincorse sui cattivi restauri e le incaute manutenzioni che vi sarebbero eseguiti! Si capisce lontano un miglio che c'è, fra questo tipo di invocazione e l'interesse autentico della gente a visitare, anche per fede, la Basilica di Assisi, una separazione nettissima: non si capisce, davvero, infatti, quale correlazione potrebbe spingere un allarme gettato sul “color pizzeria” di alcuni restauri alla diminuzione dell'afflusso dei fedeli in visita nel tempio francescano.
Sono, del tutto francamente e francescanamente, due grandezze incommensurabili fra di loro, sono due sfere assolutamente diverse l'una dall'altra.
Purtroppo, invece, ciò che ancora le unisce, davvero, e per l'ennesima volta, è la causa amministrativa del tutto, la regia burocratica di una pratica che sa di resa dei conti, di vecchie vendette, di ostilità preconcette, di conti da saldare in vista del futuro, insomma di tante cose che lasciano un cattivo segno, grottesco appunto, sulla scena bellissima e, quella sì incontaminata e pura, della luce che circonda gli splendidi templi francescani della città di Assisi, sul Colle del Paradiso, dentro e fuori il perimetro delle costruzioni delle chiese e dei loro volumi architettonicamente pregnanti per l'occhio di chi ha e di chi non ha fede.

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