CONTRO LA POVERTA’: L’UNICA GUERRA DA COMBATTERE

di Pierluigi Castellani

I dati recentemente diffusi dalla Caritas di Perugia evidenziano con chiarezza come l’unica guerra da combattere sia quella contro la povertà. In questi ultimi anni, segnati dalla crisi pandemica a cui ora si è aggiunta la crisi dovuta all’aggressione della Russia di Putin nei confronti dell’Ucraina, si è riscontrato un aumento di coloro, che bussano alla porta della Caritas in cerca di aiuto . Tra questi ci sono giovani ed anche numerosi italiani. Significa che il problema della povertà nel nostro paese è di là dall’essere risolto, anche perché c’è sempre il problema dell’emigrazione ad accrescere il numero dei disperati, ora pure aumentato per la doverosa accoglienza dei profughi ucraini, e l’ aumento delle disparità sociali, che ogni crisi accentua. E’ lontano il ricordo di chi si è affacciato al balcone di Palazzo Chigi per acclamare la sconfitta della povertà con l’introduzione del reddito di cittadinanza, misura che se meglio calibrata e più raccordata con il mondo del lavoro, è senz’altro utile e certamente è uno strumento, che può raggiungere quelle famiglie ove manca una figura redditualmente valida di riferimento. Ma il mondo della povertà non finisce qui, come possono testimoniare le Caritas italiane e tutte quelle strutture di volontariato, che si assumono il compito del sostegno  a quanti vivono ai margini della società. Proprio perché la realtà della emarginazione è più complessa, oltre ad assicurare sostegno economico. è necessario prevedere una fitta rete integrata, che vada più a fondo e che raggiunga anche chi è senza tetto e senza nome. E’ quindi oltremodo necessario far dialogare tra loro istituzioni, enti locali, Caritas ed associazioni di volontariato, perché tutti hanno il medesimo obbiettivo. Non deve mancare neppure un’attenzione particolare da parte del servizio sanitario e di chi si occupa degli anziani e dei non autosufficienti. E’ breve il salto  verso la povertà da parte di  chi si trova a passare  improvvisamente da una vita lavorativa piena e poi , per grave malattia o altro, ad essere risucchiata da quella zona grigia di emarginazione rappresentata dalla povertà. C’è quindi assoluto bisogno di rivedere il reddito di cittadinanza separando la mera assistenza dall’aiuto per la ricerca di un posto di lavoro e considerare tra gli obbiettivi prioritari di una società più giusta il sostegno a tutti quanti, enti locali, istituzioni, rsa, onlus, associazioni, sono impegnate a rendere meno grigia e più vivibile le zone nascoste  della nostra società. C’è poi il problema delle disuguaglianze sociali. E’ oramai un dato assodato, che nelle crisi i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. La politica non può dimenticare che esiste anche lo strumento fiscale per provvedere ad accorciare le distanze. Per questo si deve sempre tenere a mente il principio costituzionale della progressività della tassazione senza invocare propagandisticamente la flat tax od altre amenità del genere. E riprendere, attraverso la concertazione sociale, una politica più giusta dei salari, che non può sempre mortificare lavori non appetibili, perché troppo precari o sottopagati. E’ evidente quindi che parlare di povertà e di disuguaglianze sociali presuppone una maggiore attenzione alla complessità del problema. E non si può attendere, che di tanto in tanto l’osservatorio delle Caritas o di altra istituzione ce lo ricordino.