DIMISSIONI LETTA, CONSIGLIO DEI MINISTRI E POI DA NAPOLITANO

di Marcello Migliosi
Questa mattina Letta dovrebbe riunire il Consiglio dei ministri e si congederà dai ministri. Salirà quindi al Quirinale nel pomeriggio (il Capo dello Stato domattina è impegnato all’inaugurazione della anno giudiziario della Corte dei Conti) e lì dovrebbe compiersi l’ultimo atto dell’esecutivo nato nove mesi fa. Napolitano potrebbe quindi aprire le consultazioni già domani sera con i presidenti delle Camere Laura Boldrini e Pietro Grasso, anche se non è escluso che li convochi sabato mattina presto. Sabato sarà comunque la giornata di consultazioni politiche dei gruppi parlamentari. Tutte in un giorno. Quando, con ogni probabilità al Quirinale tornerà a parlare con Napolitano anche Silvio Berlusconi. Il precedente di Beppe Grillo al Colle alla testa della delegazione M5S dopo le elezioni 2013, sembra togliere dubbi e imbarazzi legati allo status del tutto nuovo che il Cavaliere riveste per la prima volta da vent’anni in una crisi di governo: quello di non parlamentare e pregiudicato. Precedente che non si ripeterà. Perchè è possibile che il MoVimento Cinque Stelle diserti la convocazione al Colle.

Già sabato sera o, più probabilmente, nella giornata di domenica, si prevede dunque l’incarico di Napolitano per Matteo Renzi. Intenzionato a riceverlo e mantenerlo lo stretto necessario per proporre al Quirinale la squadra di quel governo di legislatura e per le riforme che ha fatto votare al Pd, sfiduciando Letta. E che la prossima settimana potrebbe debuttare alla Camera e al Senato. Dove nel frattempo il cammino dell’Italicum e delle altre riforme si è fermato.

Lo strappo si e’ consumato. Una regia attenta della direzione, concordata dagli ufficiali di collegamento, ha reso meno traumatica di quanto si temesse, ma non meno dolorosa, la scelta del Partito democratico di chiudere il governo di Enrico Letta e affidare a Matteo Renzi il mandato ad aprire una pagina nuova. L’ordine del giorno ha raccolto 136 si’, 16 no dei civatiani e due astensioni, quelle di Stefano Fassina e della bindiana Margherita Miotto.

“Non e’ un processo al governo, non si tratta di dare colpe al governo per cio’ che e’ accaduto, ma di capire se siamo in condizioni o meno di aprire una pagina nuova”, ha esordito il segretario, “il rilancio radicale che immaginiamo non deve suonare come una polemica verso Letta”. Anzi, si legge nel documento votato dai delegati, “la direzione del Pd ringrazia il presidente del Consiglio per il notevole lavoro svolto alla guida del governo, un esecutivo di servizio nato in un momento delicato. E per il significativo apporto dato in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei”.

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