FOLIGNO, MEMORIA SUOR BIVIGLIA, “GIUSTA FRA LE NAZIONI”

Cerimonia di consegna stamani a Foligno della medaglia di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria di suor Maria Giuseppina Biviglia, che si adoperò durante la seconda guerra mondiale, come badessa del monastero di San Quirico ad Assisi, per prestare aiuto a tanti ebrei. Il riconoscimento viene assegnato dall’Istituto per la memoria dei martiri e degli eroi dell’olocausto Yad Vashem, a coloro che, pur non essendo ebrei, hanno agito in modo eroico per salvare gli ebrei dal genocidio nazista. La suora, nata a Serrone, frazione del Comune di Foligno nel 1897, dopo essere entrata, a 25 anni, nel monastero di San Quirico in Assisi, vi trascorse il resto della sua vita. Nel suo intervento il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, ha ricordato che la suora “non esitò ad aprire le porte del monastero di cui era divenuta badessa per prestare aiuto agli ebrei, ai perseguitati, agli evasi dai campi di concentramento braccati dalla follia sterminatrice dei nazifascisti. Chi bussava a San Quirico veniva nascosto sotto false spoglie, indossando gli abiti delle suore.

 

La rete di aiuti allestita dalle religiose rischiò di essere scoperta il 27 febbraio del 1944, a causa di una soffiata che portò a San Quirico i funzionari della Gestapo e della Repubblica Sociale, ai quali Suor Biviglia – seppure impaurita e sotto la minaccia d’arresto – oppose strenua e disperata resistenza fino a scacciarli.Grazie a questo gesto eroico, tutti gli ebrei rifugiati a San Quirico riuscirono a salvarsi. Dobbiamo dire grazie a Suor Biviglia per non aver fatto finta di non vedere e di non sentire e aver così salvato la vita alle famiglie Kropf, Gelp e Maionica”. Il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, ha sottolineato “l’attenzione per la persona che c’era ad Assisi tra il 1943-44” ricordando l’unicità di Assisi che “riuscì a salvare tutti gli ebrei che si erano rifugiati in città dove si creò una sorta di arca dell’accoglienza, un porto sicuro, anticipando il nuovo umanesimo.

 

E’ importante mettere in evidenza il rispetto per la persona che consente di vedere il valore dell’altro”. Sara Ghilad, prima assistente dell’ufficio affari pubblici e politici dell’ambasciata d’Israele a Roma, ha ricordato la nascita dell’organismo dell’istituto dall’Istituto per la memoria dei martiri e degli eroi dell’olocausto Yad Vashem, nato per volontà del Parlamento israeliano nel 1953 per commemorare i sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e sottolineare l’opera di chi si adoperò per aiutare i rifugiati, oltre all’attività di ricerca e documentazione.

 

Per il vescovo di Foligno, mons. Gualtiero Sigismondi, “ricordare è l’espressione più alta di gratitudine” mentre la badessa del monastero di San Quirico di Assisi, Chiara Benedetta Gonetti, ha messo in evidenza “l’esempio di tante sorelle”. E’ intervenuta anche Maria Biviglia, pronipote di suor Maria Giuseppina Biviglia, che ha ricordato come la sua parente “non volesse parlare di quanto avvenuto. Aveva tanta fede e serenità. Si rammaricava solo di aver tanto tante bugie. Che mi dirà il Signore quando mi presenterò davanti a Lui?”. Ricordati anche i protagonisti della vicenda, a cura di Rita Fanelli Marini e di Enrico Sciamanna. I familiari di suor Biviglia hanno deciso di donare la medaglia di “Giusto fra la Nazioni”, consegnata loro da Sara Ghilad, al monastero di San Quirico di Assisi, perché proprio lì sono stati salvati tanti ebrei.

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