IL CAMPO LARGO E I CONTADINI

di Pierluigi Castellani

E’ servita a poco l’esortazione di Romano Prodi  quando ha detto che il campo largo per essere coltivato necessita di molti contadini, perché in Basilicata il campo si è ristretto ed i contadini anziché aumentare sono diminuiti. Il candidato su cui si sono trovati d’accordo 5telle, PD, Avs e + Europa ha sancito definitivamente la spaccatura tra il centro sinistra ( si può chiamare ancora così?) e Azione di Carlo Calenda che è andata ad appoggiare, come aveva già fatto IV, il candidato del centro destra. Questa rottura sembra difficilmente recuperabile stante le dure parole usate da Carlo Calenda nei confronti di Giuseppe Conte e di Elly Schlein. Si assiste così ad un passo indietro rispetto alla soluzione, pur non vincente, trovata per l’Abbruzzo. Se le cose andranno avanti in questo modo Giorgia Meloni può stare tranquilla, il suo governo dovrà temere, non già l’opposizione, che sembra incapace di trovare il coraggio di assumersi la responsabilità di dar vita ad un’alternativa credibile, ma solo il suo vice Matteo Salvini spericolato improvvisatore di posizioni non sempre in linea con la linea atlantista ed europeista assunta dal governo. Salvini è nella perenne ricerca di uno spazio a destra per recuperare quei voti che lo farebbero presentare con più forza al redde rationem, che inevitabilmente si presenterà dopo le elezioni europee del prossimo giugno. Nel campo dell’opposizione appare sempre pericolosa per il PD una certa sudditanza nei confronti dei 5Selle sempre pronti a porre veti nei confronti dei candidati proposti dal PD e con una linea politica, soprattutto in politica estera, che può rendere difficile ogni salda intesa con un PD che non può ignorare il fatto che Conte non sa scegliere negli Usa tra Biden e Trump. Ma le difficoltà non  esistono solo in politica estera , perché le ambiguità dei grillini, si dovrebbe dire  meglio ora dei contiani, ci sono in altri terreni dove il populismo, vizio originario del movimento stellato,  tentato di rincorrere demagogicamente questioni divisive come sul giustizialismo, sull’ecologia ideologicamente intesa, sulle opere pubbliche che suscitano a volte proteste locali anche se essenziali per il paese. Insomma il PD ha dimostrato di avere una seria cultura di governo mentre i %Stelle , governando prima con la Lega e poi con il PD , sembrano non aver deciso convintamente da che parte stare. Ed infine c’è una questione di fondo che non può essere taciuta. Il restringimento del campo largo con molta evidenza lascia scoperto lo spazio che qualcuno ancora chiama il centro, ma che potrebbe essere meglio definito come quella cultura liberaldemocratica e cattolica, che ora in un campo così ristretto sembra non trovare accoglienza. E’ per questo che Romano Prodi, dall’alto della sua esperienza, reclama più contadini per coltivare il campo dell’alternativa alla destra di governo. Se non sarà possibile recuperare in tempi brevi Calenda e Renzi, ed anche a loro compete la responsabilità di chiarire da che parte stare, deve essere il PD ad occupare questo spazio senza delegarlo ad altri, perché è nel suo dna originario essere un partito di centro sinistra e non di mera sinistra. I segmenti della società italiana da recupere e da rappresentare sono molti e variegati e solo un progetto ambizioso ed inclusivo può riuscire in questo arduo compito.