IL DOVERE DI IMPARARE

“La strada che ha intrapreso l’Italia non mi piace per niente e vorrei che si cambiasse direzione”. Inizia così il saggio di Enrico Letta, intitolato “Ho imparato”, scritto prima che  il contagio da coronavirus invadesse il nostro paese ed il mondo sommando ai vecchi problemi i nuovi che oggi ci troviamo ad affrontare. Ma le sollecitazioni di Letta sono utili soprattutto ora di fronte alla gran mole di problemi che la pandemia ci sta consegnando. Come cambiare il paese e la sua politica, come ricomporre la frattura tra le generazioni, come offrire segnali di speranza a chi si sente emarginato e schiacciato da un presente che ritiene ostile  e soprattutto come salvare la democrazia dal disinteresse dalla politica e dal populismo imperante?. Sono queste le questioni che Letta tenta di affrontare partendo soprattutto da quanto ha imparato in questi ultimi cinque anni di abbandono della politica attiva, tanto da ringraziare  paradossalmente Matteo Renzi (sic!). Infatti la parte più interessante e convincente di questo saggio sono le pagine dedicate alla necessità di spendere di più e meglio nella f0rmazione ed istruzione dei giovani. Letta dal 2015 dirige  la scuola di affari internazionali dell’Università Sciences Po di Parigi e dai contatti con i giovani di tutti i paesi ha maturato convinzioni e proposte che in queste pagine riversa, partendo dalla convinzione che “la scuola trova una nuova missione: insegnarci a pensare a ciò che non sappiamo (ancora) di non sapere”. Per questo è necessario un cambio di paradigma tra docente ed allievo che conduca l’allievo.  ad essere protagonista e centrale nell’attività di insegnamento e che venga riscoperta la necessità di un maggiore raccordo tra scuola e mondo del lavoro dando forza ed attenzione all’istruzione tecnica nel nostro paese ed a superare il disallineamento nel passaggio dalla istruzione secondaria  all’Università che gli studenti italiani soffrono nei confronti dei loro colleghi degli altri paesi europei dove l’istruzione secondaria termina al compimento del 18° anno di età. Come non ricordare a questo punto il tempo perso dal nostro paese quando il nuovo governo Berlusconi cancellò la riforma voluta da Luigi Berlinguer ministro del primo governo Prodi! Da Letta è poi messo bene in rilievo la necessità di una più stretta collaborazione tra università ed impresa con la creazione, attraverso  start-up, di veri e propri incubatori di nuove imprese capaci di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Altre pagine interessanti sono quelle dedicate all’ “Italia mondiale”, cioè ad un ‘Italia che si ponga ad un’ apertura al mondo senza subire le conseguenze negative di una globalizzazione non regolata ed affidata solo al liberto mercato. L’apertura al mondo significa per l’apparato produttivo italiano saper cogliere l’opportunità che giungono dall’apertura di nuovi vasti mercati come quello asiatico. Per questo è necessaria la creazione di “veri e propri distretti d’innovazione, trasferendo tecnologia dal laboratorio direttamente all’impresa”. Sono quindi riflessioni di chi, lasciata la politica, si è trovato ad imparare “anche quello che non credeva di non sapere”, cercando di rispondere positivamente a quanto suggerisce un proverbio cinese: “quando soffia il vento del cambiamento c’è chi alza muri e chi, guardando avanti, costruisce mulini a vento”.

Il libraio

Enrico Letta , “Ho imparato”, Il Mulino, Bologna 2019  Euro 15,00