Covid Umbria, perché è facile scivolare verso il lockdown . Ospedale militare vicino al Silvestrini, accordo con i medici di famiglia.

I dati di ieri (11 morti e 768 nuovi casi) sono un vero e proprio campanello d’allarme. Il capogruppo della Lega in Consiglio Regionale Stefano Pastorelli , dopo che l’Umbria è stata classificata dal Ministro della Salute Roberto Speranza “zona gialla”, si è spericolato in una nota dove sottolinea che ” alle bugie dell’opposizione è stato il governo Conte a mettere la parola fine, posizionando l’Umbria tra le realtà con il minor rischio di diffusione del contagio”. Una conclusione sicuramente imprudente ma soprattutto pericolosa. Intanto perché i dati usati dal governo risalgono al periodo che va dal 19 al 25 ottobre, poi con un Rt pari all’ 1,67 l’Umbria non può affatto sentirsi sicura. Questo non è il periodo giusto per essere avventati , occorre invece essere cauti e avveduti. Sono 21 gli indicatori utilizzati dal Ministero della Salute per valutare il livello di rischio. Alcuni sono comprensibili a tutti, come il numero di casi sintomatici o la percentuale di occupazione dei posti in terapia intensiva. Cinque sono opzionali, come quello sulla distribuzione delle check list nelle Rsa. Altri sono ancora più raffinati, come i casi di infezione non associati a catene di trasmissione note. Ma il più importante resta l’Rt, che indica la velocità di trasmissione del contagio. Su questo vale la pena spendersi un pò per documentare l’ azzardosa conclusione del capogruppo della Lega in Consiglio Regionale dell’Umbria.  La Calabria è finita in lockdown (zona rossa) con “soli” 4.244 positivi (8.394 in Umbria) e 11 persone in terapia intensiva (50 in Umbria )  e con un indice Rt dell’ 1,66 leggermente inferiore di quello della nostra Regione (1,67). Il 20 ottobre in tutta la Calabria il totale dei positivi era “solo” di mille ma già allora il virus correva veloce; ieri in Calabria ci sono stati 358 nuovi casi ( 768 in Umbria). Allora come mai la Calabria è in zona rossa e l’Umbria in quella gialla ? La risposta è arrivata direttamente dal direttore della prevenzione al Ministero della Salute, Giovanni Rezza: ” Dai 21 parametri emerge la concreta possibilità che la situazione sfugga al controllo “. Insomma la valutazione del rischio è composta da diversi indicatori, ci sono anche gli algoritmi e la valutazione non è una volta per sempre. Per questo osare troppo in queste condizioni è imprudente. Purtroppo è più facile scivolare  verso il lockdown che non uscirne. Il virus in Umbria sta correndo troppo velocemente e quindi bisogna restare prudenti, soprattutto con un indice Rt dell’ 1,67.  Che la situazione non è bella lo certificano anche altre iniziative della stessa Presidente Donatella Tesei, a cominciare dall’arrivo del consulente Guido Bertolaso. Senza entrare nel merito della scelta, che delegittima in parte la struttura regionale e depotenzia lo stesso assessore alla salute Luca Coletto, l’arrivo improvviso di Bertolaso nasconde probabilmente più di un timore e non potrebbe essere diversamente. Del resto è la stessa task force della Regione a scrivere che con le ultime proiezioni in mano , il picco della seconda ondata si dovrebbe raggiungere a metà novembre con più ricoverati e pazienti in terapia intensiva. Proprio per questo si sta pensando all’esercito per mettere in piedi un ospedale militare da campo ,  nel parcheggio accanto al Santa Maria della Misericordia. Naturalmente l’ ospedale non sarebbe quello famoso , finanziato con i 3 milioni di Banca d’Italia, per il quale sembra che i tempi si allungano e sul quale ci sarebbe ancora molto da scrivere .  La nota positiva, invece, arriva dall’accordo (finalmente !) con i medici di famiglia e i pediatri. Anche loro si occuperanno di effettuare i test antigenici, almeno un 4% dei mutuati in carico.