IL FASCISMO E’ MORTO?

Con la costituzione del governo Meloni in cui è prevalente la componente di destra è tornato nella pubblicista il tema del fascismo e dell’antifascismo. A questo hanno contribuito i silenzi e, a volte, anche un’ambigua tolleranza di qualche esponente della maggioranza di governo trovatosi nella difficoltà di dichiararsi antifascista. Per tutto ciò è emerso nel confronto politico il tema del fascismo e dell’antifascismo con le opposizioni che enfatizzano il ruolo della carta costituzionale dichiaratamente antifascista, facendo sorgere la questione se il fascismo sia morto davvero. A questa domanda cerca di rispondere Luciano Canfora con il suo ” Il fascismo non è morto”, pubblicato di recente dalle Edizioni Dedalo di Bari. La tesi di Canfora è che il fascismo si aggira nel recondito del nostro paese – come autobiografia della nazione direbbe  Piero Gobetti -, perché ” il nocciolo del fascismo può ritenersi, al di là di altri caratteri contingenti, il suprematismo razzistico in quanto punto terminale della propria nazione avvertita come ” comunità naturale “”.E’ pur vero infatti che la paura del diverso, l’esaltazione di un esasperato nazionalismo sovranista, l’accentuazione dei confini per difendersi da presunte invasioni foriere di sostituzioni etniche sono latenti nelle pulsioni di chi teme ogni diversità arroccandosi in pericolose esaltazioni identitarie. Canfora è meno convincente invece laddove rievoca puntigliosamente le “complicità” dimostrate nei confronti del regime fascista da parte di chi non ha voluto prendere le distanze con un taglio netto quando dopo la fine della guerra si è arrestata l’opera di defascitizzazione , salvando così apparati dello stato compromessi con il regime. Senza contare che  nel mondo anglosassone , a cominciare da Churchill, si sono avute stima e tiepidezza nei confronti di Mussolini finché quest’ultimo non si è alleato con la Germania di Hitler. Ma qui la memoria di Canfora storico sembra essersi smarrita, perché mentre elenca minuziosamente le “complicità” da parte di personaggi dell’Occidente dimentica di citare le “complicità” ascrivibili  a leader dell’Est Europa o quanto meno fiancheggiatori di questo schieramento. Così Canfora non ricorda, ad esempio, l’appello di Togliatti ai ” fratelli in camicia nera” del 1936, il patto Molotov – von Ribbentrop del 23 agosto 1939 e. per quanto riguarda la mancata defascitizzazione, l’amnistia del 1946 di Togliatti ministro della Giustizia del governo di unità nazionale. E’ un peccato perché il lavoro di Canfora da puntuale saggio storico sembra scadere nel pamphlet politicamente orientato.

il libraio

Luciano Canfora, ” Il fascismo non è mai morto”, Edizioni Dedalo, Bari, 2014                                Euro 13,00