IL PD DI ELLY SCHLEIN

di Pierluigi Castellani

Sovvertendo tutte le previsioni ed i sondaggi Elly Schlein ha vinto le primarie per la segreteria del PD ed ora ne assume la leadership. Ma non sono pochi i problemi che dovrà affrontare. In primo luogo dovrà tenere unito il partito, che nel voto dei circoli aveva scelto Stefano Bonaccini. Quindi dovrà guidare una forza politica i cui iscritti volevano un altro leader. E poi c’è il problema del profilo che vorrà dare al partito. Se lo schiererà su di una linea più di sinistra e tutto proteso verso i diritti potrebbe rischiare di dargli una connotazione radical schik, che lo trasformerebbe in un partito di nicchia molto lontano da quei partiti di massa della vecchia tradizione di sinistra. E c’è il problema delle alleanze; tutto fa presumere che la Schlein cercherà un approccio con i 5Stelle con il rischio di schiacciare il PD sulle posizioni del partito di Conte e di esserne risucchiato. Sarà tanto accorta a non cadere in questo errore ? Tutto fa presumere che se mantenesse al PD il suo dato fondativo di forza politica plurale e di incontro di varie culture questo rischio potrebbe essere evitato. Ma l’affluenza alle primarie che ha raggiunto e forse superato la soglia critica del milione di partecipanti induce ad un’analisi del voto più ravvicinata e pregnante. Ai gazebo infatti si sono visti più che i giovani, che pure non sono mancati, ex militanti del PD da cui si erano allontanati ed anche personalità che al PD non si sono mai prima avvicinate. Basta vedere alle urne Achille Occhetto per chiedersi quali siano le vere ragioni che lo hanno motivato e che hanno motivato altri personaggi che non si sono mai interessati alle sorti del PD. Sorge infatti il dubbio che ci sia stato un tentativo di mutazione dell’elettorato del PD, che potrebbe fare allontanare alcuni pezzi del tradizionale elettorato che fino ad ora si sono riconosciuti nel PD. Poiché tutto questo è stato accompagnato dalla volontà , più volte dichiarata, di fare una cosa nuova al posto del PD per rilanciare la sinistra allora nasce il dubbio, che è proprio questa mutazione dell’elettorato che si è cercata per cambiare il partito ritenuto oramai cosa del passato.  Spesso però nel fare una cosa nuova se ne fa invece una vecchia con lo sguardo rivolto verso il secolo scorso. Questo è il pericolo che Elly Schlein deve evitare ,perché la mutazione genetica del PD fa venire meno il dna sulla base del quale è nato come filiazione dell’Ulivo per costruire un fronte largo ed includente per fare argine alla destra. Non fanno bene sperare le parole pronunciate dalla Schlein che promette lotta dura al governo della Meloni come se il partito fino ad ora avesse favorito questo governo, che non si sa dove porterà l’Italia. Non si comincia bene quando si vuole spazzare via tutto il passato. E Prodi, Veltroni e tutti gli altri fino ad ora che cosa hanno fatto ? Avrebbero collaborato con il nemico o si sarebbero invece sforzati di costruire una forza politica credibile con affidabile cultura di governo a cui gli italiani si sono nel passato anche affidati ? Gli interrogativi quindi rimangono molti come l’incertezza sulla collocazione internazionale . Rimarrà quella sulla quale il partito è stato saldamente posizionato da Enrico Letta o muterà? Del resto un partito dichiaratamente di sinistra, che farebbe venir meno la caratteristica di partito di centrosinistra, che fino ad ora il PD ha avuto, rischia di non fare molta strada in una società complessa e frazionata come è quella italiana.