IL PD UMBRO A CONGRESSO

di Pierluigi Castellani

Sono quattro le candidature presentate per la segreteria regionale del PD. Forse troppe. Un partito, che deve riprendersi dalle ultime sconfitte elettorali e che deve ritrovare la forza per elaborare un progetto che aggreghi altre forze politiche e sociali per creare un’alternativa al centrodestra ora al governo dell’Umbria all’insegna del tiriamo a campare per non rompere i delicati equilibri interni alla maggioranza, forse avrebbe avuto bisogno di s0ffermarsi un momento e di interrogarsi sulla propria identità e sui valori che possono cementare questa alleanza. Ci sarebbe voluto una discussione, che passando dal basso, costruisse una piattaforma in cui ritrovarsi tutte le generazioni che hanno vissuto la stagione del centrosinistra nella nostra regione. Questo avrebbe potuto portare ad un approccio unitario. Il Pd ha proprio bisogno di tutto tranne che di lacerarsi ed ancora dividersi al proprio interno. Sarebbe anche necessaria un’analisi seria di questi primi cinquanta anni di esperienza regionale, che ha visto la sinistra ed il centrosinistra alla guida della regione. C’è naturalmente qualcosa da correggere e cambiare di quell’esperienza, ma un PD  che si rispetti dovrebbe anche difendere quanto di meglio è stato fatto. La diffusa rete di servizi sociali e di presidi sanitari sul territorio non sono nati per caso, l’inclusione sociale assicurata, la trasformazione di una regione a prevalente vocazione agricola in una regione che vanta eccellenze nel manifatturiero di qualità, nel turismo e, nella cultura e nell’enogastronomico hanno segnato l’identità dell’Umbria conosciuta in tutto il mondo. Certo la prevalenza di piccole imprese non ha consentito di reggere alla grave crisi che dal 2008 ha investito tutto il paese e non solo. Ma le basi per ripartire ci sono, la rete infrastrutturale deve essere completata,  ma non si parte dall’anno zero, la formazione ed istruzione con le sue eccellenze a livello universitario sta preparando le nuove generazioni, che, se aiutate, possono portare alla regione il capitale della loro ricchezza umana ed intellettuale. Insomma attorno a questo si può costruire una proposta di rinnovamento e di cambiamento che valorizzi anche le tante potenzialità che la società civile nasconde e che attendono di essere stimolate e risvegliate. Ed invece il PD che fa, si guarda al proprio interno senza aprirsi alla società. Infatti questa volta per la segreteria regionale voteranno solo gli iscritti in regola alla data del 31 gennaio 2020. Il regolamento approvato consentirà  solo ai 6.000 iscritti di partecipare quando alle ultime primarie per l’elezione del segretario regionale parteciparono 20.000 iscritti e simpatizzanti del PD. Il confronto sembra impietoso, ma, come disse qualcuno, al pessimismo della realtà vogliamo contrapporre l’ottimismo della volontà. E quindi ci auguriamo che questo congresso sia solo una prima tappa di un lungo processo che conduca a costruire una credibile alternativa all’inconcludente centrodestra insediatosi a Palazzo Donini.