L’UMBRIA ALLA PROVA DELLA RIPRESA

di Pierluigi Castellani

Anche l’Umbria prova a riaccendere i motori dopo il lockdown e la presidente Tesei seguendo un po’ l’esempio di altri presidenti di regione, in particolare del centrodestra, vorrebbe anticipare all’11 maggio la partenza della fase 3, quando ancora siamo in piena fase 2 decretata dal governo e registriamo dati confortanti, ma non proprio stabili, circa la diffusione del contagio nel territorio regionale. Per la verità la presidente umbra non è tra coloro che si contraddistinguono nell’alimentare la contrapposizione con il governo nazionale, ma è pur sempre  firmataria della lettera dei presidenti del centrodestra che reclamano maggiore autonomia nello stabilire la data per l’inizio della fase 3. Quello che rimane singolare è che tra coloro che sono  più attivi nel reclamare mani libere sulla riapertura  sono da annoverarsi proprio coloro che furono i primi a polemizzare con il governo ,che manifestava prudenza nel chiudere tutto. In questo si distinse anche Matteo Salvini ora invece tra coloro, che ,in linea con i presidenti leghisti del nord, si dimostra molto sensibile alla richiesta dei settori produttivi dell’Italia settentrionale paurosi di perdere terreno rispetto ai concorrenti stranieri. Naturalmente è senz’altro vero che senza la riattivazione di aziende manifatturiere, del commercio, delle attività turistiche, l’economia del nostro paese rischia il collasso. Ma tutelare la salute dei cittadini e contemperare questo inalienabile diritto con quello del diritto al lavoro e allo sviluppo sociale ed economico è proprio il punto cruciale e più difficile di ogni arte di governo. Questo problema investe in pieno anche la nostra regione e non solo perché la sua economia è collegata soprattutto alla vita delle piccole e medie imprese, ma perché l’Umbria deve una quota significativa del proprio PIL al turismo ed alle attività culturali e se non si riattivano i flussi di visitatori dei nostri musei, dei nostri santuari, delle grandi manifestazioni ,da Umbria Jazz al Festival dei Due Mondi, niente può rimettere in moto l’attività ricettiva e di ristorazione di cui l’Umbria porta vanto. Quindi, come è stato ipotizzato dal governo, dal prossimo 18 maggio si potrà pensare a tutto questo senza fughe in avanti, che potrebbero essere molto pericolose. Infatti il dover tornare indietro per un possibile riaccendersi della propagazione del contagio sarebbe veramente oltremodo dannoso. Per questo oltre a reclamare anticipatamente la riapertura sarebbe meglio interrogarsi sul come prepararsi a questo evento. Nulla infatti sarà più come prima e chi pensa di poter rimettere semplicemente indietro le lancette dell’orologio avrà sicuramente un’amara sorpresa. Innanzi tutto è necessario approntare un piano per mettere in totale sicurezza sul fronte sanitario ogni luogo di ripresa delle attività, dalle aziende, ai musei,alle scuole, agli spazi di cultura come teatri , auditorium, cinema. Questo è indispensabile per tutelare lavoratori, clienti, visitatori e nelle scuole i nostri giovani. Sanificare i luoghi, approntarli per rispettare il distanziamento sociale non è ancora sufficiente per tornare ai livelli pre-coronavirus. Infatti pur con tutte le rassicurazioni sotto il profilo della salute difficilmente si metteranno in moto, ai livelli di prima, i flussi di persone attivate dal turismo culturale, ambientale e religioso,  da sempre fattori importanti della nostra economia. Non ci sarà solo il timore per una ripresa del contagio che rimarrà, non sappiamo per quanto, nel recondito dell’animo umano, ma dovranno mutare anche le modalità di fruizione dei servizi connessi. E non solo perché gli spazi all’aperto utilizzabili non potranno mai essere sufficienti, ma perché bisognerà immaginare flessibilità e turnazioni nella fruizione degli spettacoli, nell’apertura dei musei, nella presenza degli spettatori nei teatri, auditorium,nelle  sale cinematografiche con un probabile aumento dei costi di gestione. Insomma ci vorrà tutta una nuova creatività da metter in campo se si vuole garantire all’Umbria quella consistente fetta di economia rappresentata dal terziario e dal terziario avanzato. Il medesimo discorso si può fare per altri settori dell’economia. Quanti saranno coloro che nel commercio, nel campo delle piccole e medie imprese, nei servizi della ristorazione potrebbero non farcela a ripartire? Tanti sono i problemi da affrontare e non basta certo sgolarsi a chiedere la ripartenza quanto prima. Per questo non è sufficiente neppure la richiesta del pur necessario approntamento di risorse e fondi, c’ è anche bisogno di una nuova e lungimirante fantasiosa creatività.