IL SUICIDIO ASSISTITO INTERROGA LE COSCIENZE

IL sì al suicidio assistito, il primo caso in Italia, del comitato etico delle Marche sta suscitando, come era da aspettarsi, interrogativi  e contrastanti valutazioni. Insieme a chi valuta positivamente la vicenda, anche nella nostra regione, come abbiamo già dato notizia in questo giornale, c’è anche chi nel nostro paese solleva dubbi e contrarietà. Si fa eco di questa inquietudine l’Ufficio Cei  per la Pastorale della Salute, che diffonde una nota, come riferisce L’Avvenire del 24 novembre, nella quale si legge: “La sofferenza delle persone va sempre considerata e se porta a una scelta così estrema significa che è molto alta”, ma aggiunge “non è condivisibile ogni azione che vada contro la vita stessa, anche se liberamente scelta. La vita è un bene ricevuto, che va tutelato e difeso, in ogni sua condizione. Nessuno può essere chiamato a farsi portatore della morte altrui. La coscienza umana ce lo impedisce”. Su questa lunghezza d’onda c’è da registrare la posizione del teologo mons. Bruno Forte, che , come ricorda il Corriere della Sera del 24 novembre. nel mostrare turbamento e rispetto per la vicenda del malato marchigiano, che ha attivato la procedura per il suicidio assistito, osserva: ” Del resto per tutti la questione è complessa e occorre aver presente che accanto al valore inviolabile della vita vi sono anche l’inviolabilità della coscienza e la necessità di evitare ogni accanimento terapeutico. Una posizione simile – aggiunge – è stata espressa dalla Pontificia Accademia per la vita, che ha invitato a ” non minimizzare la gravità di quanto vissuto da Mario” segnalando insieme che in nessuno modo si dovrebbe incoraggiare a togliersi la vita….e ricorda che ” la logica delle cure palliative contempla la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengono considerati sproporzionati dal paziente “”. La complessità della questione del resto appare evidente nel difficile iter che sta facendo la legge per il suicidio assistito alla Camera dei Deputati , legge sollecitata dalla nota sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato- Fabo. Nel frattempo è bene lasciare che nella coscienza di ciascuno ci si interroghi sul valore della vita di ogni umana persona  nel doveroso rispetto di chi è costretto a vivere nella sofferenza .