LA SFIDA A TAPPE PER LE RIFORME

di Pierluigi Castellani

Il sì della Camera dei Deputati alla riforma Cartabia della giustizia segna la prima tappa di un iter per le riforme ,che il governo Draghi intende intestarsi. Naturalmente altre tappe da conquistare ci saranno ed anche con un percorso prevedibilmente difficile, ma è certo che l’aver superato i tanti veti incrociati di una litigiosa maggioranza segna un punto positivo per il duo Draghi-Cartabia. Tutto risolto quindi? Niente affatto. Le tensioni fra i partiti rimangono ed anche le posizioni restano diverse, ma aver trovato una difficile mediazione tra il rigorismo giustizialista dei 5Stelle ed il garantismo delle altre forze politiche di maggioranza è certamente un punto a favore della capacità di guida ferma e decisa di un Mario Draghi, che sa di aver preso impegni precisi di fronte al paese ed all’ Europa. Si affacciano però nodi difficili da sciogliere. La Lega di Salvini, pur divisa al proprio interno dalle suggestioni no-vax di alcuni e l’approccio decisamente istituzionale di Giorgetti, rialza la bandiera della lotta all’immigrazione minacciando la sfiducia alla ministra Lamorgese o addirittura la crisi di governo. Nello stesso tempo FI e IV vogliono piantare la bandierina dell’affossamento della riforma Bonafede sulla giustizia irritando i 5Stelle, che rilanciano affermando che invece nella riforma Cartabia è rimasto tutto l’impianto di quella di Bonafede, e così via, con un continuo sventolie di bandierine che non può non confondere ed allarmare l’opinione pubblica. Come se non bastasse è arrivato il   problema del MPS e della volontà di acquisto della banca toscana da parte di Unicredit, ora presieduto da un Pier Carlo Padoan fino a ieri deputato del PD proprio sul seggio senese a cui ora, in occasioone delle suppletive , punta Enrico Letta. Questo basta a Giorgia Meloni ed a Maurizio Gasparri di gridare al conflitto di interesse, proprio loro che, tutti e due, furono ministri del governo Berlusconi, che in quanto a conflitto di interessi non ha avuto eguali. Una soluzione comunque il governo e la politica la dovranno trovare, perchè il MPS è sì la banca più antica del mondo ma è anche la più disastrata e già i contribuenti italiani hanno pagato molto per tenerla in vita. Se aggiungiamo  i prblemi dell’ex Ilva e delle altre aziende in crisi le grane da risolvere non mancano certo a Draghi e al suo governo. Siamo inoltre ancora alle prese con il coronavirus e con una stagione estiva , promettente sul piano turistico, ma che può bastare poco per essere messa in crisi. Per ora Draghi ha dimostrato di saper tener testa a tutti questi fronti aperti e l’aver superato indenne la boa della giustizia offre qualche ottimismo al futuro del paese.