LA SFIDA DELLE RIFORME

di Pierluigi Castellani

Sembra di assistere ad uno spettacolo surreale vedere le forze politiche accapigliarsi sul coprifuoco alle 22 anziché alle 23 nel mentre il parlamento approva a larga maggioranza il recovery plan presentato da Mario Draghi che destina 248 miliardi per la ripresa del paese dopo la pandemia. Spostare l’attenzione della pubblica opinione dal più massiccio intervento del dopoguerra al problema delle serate degli italiani che cenano fuori casa è davvero inspiegabile se non con la consueta campagna elettorale in cui siamo immersi da quando si pensa più a  recuperare qualche punto in percentuale nei sondaggi quotidiani  anziché al futuro del paese. E c’è poi la grande sfida delle riforme strettamente legata alle ingenti risorse che giungono dall’Europa. Sembra che solo pochi, e tra questi c’è certamente il presidente del  Consiglio, hanno compreso che senza le riforme nessuno elargirà questi soldi al nostro paese. Ce la farà il parlamento ad approvare in tempi brevi riforme che il paese attende da anni ? Si parla  della riforma della giustizia, del fisco ,delle semplificazioni, della pubblica amministrazione, della concorrenza. Ci sono questioni che non sarà facile affrontare. E’ da tempo che assistiamo alla lentezza della giustizia italiana, soprattutto del processo civile, che è essenziale velocizzare se si vuole consentire agli investitori, soprattutto esteri , di investire in Italia. Ma quanti governi e quanti ministri hanno già promesso di risolvere  questo cruciale problema? La riforma fiscale è stata sempre uno dei punti principali di ogni governo che ha chiesto la fiducia al parlamento e  della riforma della pubblica amministrazione abbiamo sentito  parlare da quando la mia generazione portavo i calzoni corti. Lo scoglio delle procedure aggrovigliate, che sfiancano tutti coloro che debbono investire sia pubblici che  privati, ci voleva la grave sciagura che ha colpito Genova con la caduta del ponte Morandi per avere l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica. Il ponte è stato ricostruito in due anni con una mobilitazione mai vista e con un decreto che ha consentito di operare in deroga alle normali procedure di appalto. E che dire della concorrenza? Quali e quanti saranno gli interessi di parte che una vera concorrenza andrà a calpestare ?  Negli anni si sono consolidate rendite di posizione che sarà difficile aggredire. Siamo il paese delle lobby e delle corporazioni con spazi conquistati che certamente verranno difesi. Insomma  il compito che si è assunto Mario Draghi e con lui le forze che sostengono il governo è di portata storica. L’Italia non sarà più quella che conosciamo se il pacchetto di riforme annunciato sarà attuato. Del resto non esiste un piano B. Se Draghi verrà fatto fallire il paese andrà in default perché la persona di Draghi è quella che sta garantendo tutti noi nei confronti dell’Europa. Il nostro pesante debito pubblico, aggravato notevolmente in questo tempo di pandemia, non sarebbe più debito buono sostenibile da un paese in pieno rilancio economico, diventerebbe debito cattivo e l’Italia farebbe la fine dell’Argentina. Per questo siamo ad una svolta epocale e il problema della serata degli italiani non può distogliere la politica dall’immane compito che ha difronte.