LE DIFFICILI RIFORME E LE BANDIERINE DEI PARTITI

di Pierluigi Castellani

Un tormentato consiglio dei ministri ha dato il via libera ,all’unanimità, alla riforma della giustizia della ministra Cartabia. C’è voluta tutta la determinazione e la capacità mediatrice del premier Mario Draghi per arrivare a questo risultato. Ma nel movimento 5Stelle non si sono placate le polemiche, perché l’anima giustizialista delle origini non vuole ammainare la bandiera della sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio a suo tempo piantata dall’allora ministro Bonafede. E, in modo un po’ sorprendente, a rialzare questa bandiera è stato l’ex premier Giuseppe Conte impegnato com’ è nel suo personale duello con Beppe Grillo. Così le questioni interne di leadership del movimento hanno fatto prepotentemente  turbare le acque sempre un po’ agitate in cui naviga la navicella governativa guidata da Mario Draghi. Certamente forse ad alimentare la questione c’è la personale delusione, mai superata, di Conte per aver dovuto abbandonare Palazzo Chigi, ma soprattutto ci sono le questioni mai risolte di identità e di guida politica dei 5Stelle  dopo le dimissioni da capo politico del movimento di Luigi Di Maio. Rimangono ora aperti molti interrogativi. Che faranno i 5Stelle in parlamento una volta che la riforma della giustizia arriverà in aula? Ci sarà qualcuno che in un frangente così difficile vissuto ora dal nostro paese si assumerà la responsabilità di far saltare il banco e far cadere il governo mettendo così in forse l’utilizzo delle risorse del recovery plan? Ci sono comunque anche altre forze politiche che intendono non ammainare le le loro bandierine. Matteo Salvini, che in Italia si dichiara strenuo sostenitore del governo Draghi, poi in Europa firma il manifesto sovranista con Le Pen ed Orban ed ora anche il nuovo segretario del PD Enrico Letta sta innalzando con forza la bandierina del ddl Zan come segno distintivo del suo partito. Sono certamente sempre giuste le reciproche rivendicazioni identitarie in un momento di sospensione della politica causa crisi dovuta dal Covid-19. I partiti vivono per questo ed in questo  modo animano il necessario confronto politico, ma ora che gli italiani sono alle prese con la crescita delle povertà e stanno vedendo un po’ di luce nella speranza di risollevare le sorti della nostra economia, forse è utile fare qualche riflessione su come deve perseguirsi il bene comune in questa temperie difficile. E’ forse necessario abbandonare la personale visione del politicamente corretto perché il vero consenso non lo si conquista nei salotti televisivi ma nel cuore e nell’attenzione degli elettori a cui va garantita la speranza in un futuro migliore. A volte le bandierine è meglio custodirle nelle teche per non dimenticare le rispettive storie ed immergersi invece nelle storie, a volte dolorose a volte appaganti, del paese reale in cui c’è dovuto vivere.