L’ECONOMIA DOPO IL COVID-19

di Pierluigi Castellani

Le stime di Bruxelles per l’anno 2020 prevedono un calo del PIL nazionale di 11,2%. E’ la previsione più bassa di tutti i paesi europei. Del resto anche il nostro Ministero Economia e Finanze ha rivisto al ribasso la sua previsione attestandosi a circa un -9%. L’incremento di maggio della produzione industriale di un + 42%, essendo la prima rilevazione dopo l’uscita dal lockdown, potrebbe rivelarsi una semplice illusione ottica , giustificabile con la riapertura di molte attività dopo la forzata chiusura, anche perché su base annua si dovrà registrare sempre un segno negativo. Se a queste previsioni si aggiunge l’allarme lanciato dalla ministra dell’interno Lamorgese sul rischio in autunno di un sommovimento sociale non c’è da stare proprio tranquilli per il governo Conte e le forze politiche di maggioranza. Del resto  la ipotizzata proroga dello stato di emergenza a tutto il 2020 non aggiunge certamente serenità per l’opinione pubblica. Si tratta insomma per il governo di affrontare una difficile crisi sociale ed economica  senza una chiara visione degli strumenti da mettere in campo e del  futuro orizzonte da offrire al paese. Non c’è più posto per indecisioni o rinvii, i nodi vanno tutti sciolti all’interno della litigiosa maggioranza giallorossa senza assecondare la deriva populista e sovranista che ha ormai egemonizzato tutto il centrodestra con qualche timido, anche se da annotare, distinguo del partito berlusconiano. Soprattutto i 5Stelle debbono riflettere sul proprio destino: vogliono accreditarsi definitivamente come forza con una cultura europeista di governo o si fanno risucchiare nel movimentismo dei vaffa di Alessandro Di Battista? Naturalmente non basta il pur apprezzabile decreto rilancio, oramai in via di definitiva conversione in legge, occorre innanzi tutto che il decreto semplificazione, che sarà al vaglio delle due camere, diventi concretamente lo strumento di velocizzazione dell’intervento pubblico e una vera accelerazione, non come è avvenuto per l’erogazione della cassa integrazione, di tutti i passaggi burocratici dei finanziamenti necessari per dare impulso al  sostegno degli interventi privati in economia. C’è poi tutta la partita  dei finanziamenti europei ancora da definire. E anche qui le ambiguità vanno tutte dissolte. I fondi del Mes vanno assolutamente utilizzati ,non solo per rafforzare e migliorare l’efficienza del nostro sistema sanitario, ma anche per non distrarre risorse del recovery fund che invece vanno tutte indirizzate alla crescita ed allo sviluppo economico e sociale del paese. Diversamente non si tratterebbe solo di miopia politica ma di un grave errore che ricadrebbe pesantemente su tutte le famiglie italiane. Quando le cose si fanno difficili allora c’è bisogno  della vera politica, quella che può essere assicurata solo da governanti senza bavagli ideologici e senza appesantimenti da derive populiste. Qui si potrà anche leggere la demarcata differenziazione con l’opposizione sempre più avvitata su posizioni sovraniste ed antieuropee. L’esasperato nazionalismo di facciata andrà sempre più ad infrangersi contro la complessa dimensione dei problemi che oggi l’Italia ha di fronte. Ad iniziare dalla pandemia ancora in circolazione che può essere veramente e definitivamente sconfitta solamente con una vera collaborazione tra stati  per assicurare l’approntamento di un efficace vaccino.