Pd Perugia, la missione di Cristofani e la pax interna dei democratici. La nuova versione di Bori

La sua missione è rimettere insieme i cocci di un Partito democratico dilaniato dopo la brutta sconfitta di quasi tre anni fa. Sauro Cristofani sarà il prossimo segretario del Pd di Perugia, è infatti l’unico candidato. Ci arriva da persona libera, dopo un terremoto politico che da quasi otto anni ha relegato il Pd e il centrosinistra all’opposizione. Un partito severamente punito dagli elettori, una comunità politica sfiduciata e frustrata. Basta guardare quello che è successo negli ultimi sette-otto anni: dai quattro mila e più iscritti si è passati ai seicento di oggi. Una iattura senza precedenti per la maggior forza politica di sinistra del capoluogo umbro. Se questo è il panorama, allora dobbiamo pensare che il compito di Cristofani non sarà sicuramente semplice. Eppure, il passaggio congressuale dei prossimi giorni qualche spiraglio di luce lo può riservare ai democratici perugini. A patto che il nuovo segretario sappia convogliare le risorse necessarie per interrompere l’inerzia di questi anni e provocare un vero salto di qualità. A partire dalla necessità di costruire un progetto che parta dall’ascolto, dai problemi delle persone, piuttosto che dagli schieramenti o dalle sigle. L’estrema mobilità elettorale, infatti, fa sì che proposte e progetti efficaci possono riattivare consensi persi o dormienti. Occorre una comunità politica capace di rivolgersi ai perugini superando ideologismi ancora presenti e costruire un’ampia aggregazione partendo dai contenuti e dalle idee condivise, perché è dal confronto di queste che può emergere una sintesi che si fa progetto intorno a cui saldare una pluralità di soggetti. Del resto, proprio in questa chiave di un’identità plurale e inclusiva è stato scelto Sauro Cristofani. Fino a pochi giorni fa, infatti, i candidati erano altri: da una parte c’era Sarah Bistocchi sostenuta dal segretario regionale Tommaso Bori e Marco Hromis, segretario del circolo Pd di San Sisto sostenuto dagli anti-Bori, anche se sotto sotto ci sperava ancora il professor Paolo Polinori, segretario uscente. Due candidature che spezzavano a metà il partito, con il rischio di andare alla conta nei circoli dove da tempo cova un forte malessere. Proprio nel momento in cui sembrava prevalere la sconsideratezza è prevalso all’improvviso quello spirito pratico capace di fare miracoli. Ufficialmente sono stati in tanti a chiedere di evitare la conta ma a “tirare le fila” sarebbero stati proprio Bori e Polinori, che hanno deciso di cessare le ostilità e hanno deposto le armi. Hanno così deciso di scommettere sull’unità del partito per il bene comune, che costituisce il presupposto per includere tutti. Alla fine non ci sono stati né vincitori né vinti, nessuno è stato sopraffatto e nessuno è stato costretto alla resa. Per una volta tutti hanno utilizzato il buon senso. Restano due considerazioni da fare in attesa dell’insediamento del nuovo segretario comunale di Perugia. Cristofani, 63 anni, medico, è stato per un periodo sicuramente un bravo assessore comunale e per diversi anni uno stimato consigliere di Palazzo dei Priori. Poi è tonato a lavorare a tempio pieno nello studio dentistico di Ponte San Giovanni, conservando però la passione politica maturata negli anni. E’ vicino ad Enrico Letta da sempre, ha mantenuto i contatti con l’attuale segretario nazionale anche dopo la pugnalata di Renzi e il passo indietro da Palazzo Chigi. Questo rapporto può sicuramente aiutare Cristofani a rendere competitivo il Pd di Perugia, ad evitare ulteriori umiliazioni elettorali e mostrarsi diverso da come è raffigurato e tende a presentarsi. La seconda considerazione riguarda il segretario regionale del Pd. Tommaso Bori, dopo un congresso regionale che ha creato forti divisioni e contrapposizioni, si sta ricredendo su alcune scelte di fondo. Si sta dimostrando più prudente nell’affrontare le decisioni, più inclusivo di qualche mese fa e più abile nel competere con gli oppositori. Il bilancio dei primi mesi è sicuramente positivo: dopo aver vinto le elezioni a Spoleto, Città di Castello, Assisi, si è preso anche la Provincia di Perugia pur avendo sulla carta meno voti del centrodestra. Ora, rinuncia alla sua Bistocchi ma crea le condizioni per consentire al Pd di tornare a vincere a Perugia. Non era per niente scontato.