TERZO POLO ADDIO

di Pierluigi Castellani

Come era facilmente prevedibile il progetto di partito unico tra Azione ed Italia Viva è naufragato. Troppo vago ed incerto il progetto , troppo divergenti le traiettorie delle due forze politiche per trovare una sintesi che le unificasse, troppo forti le personalità dei due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi per poter pensare che potessero convivere senza attriti. Ma innanzi tutto è il progetto del terzo polo che non è riuscito ad assumere i contorni di una chiara prospettiva politica. Immaginare l’eterna rinascita del centro come  forza politica equidistante tra la destra e la sinistra nella forte polarizzazione, che ha assunto oramai la politica italiana, appare una mera illusione. E’ pur vero che  quasi la metà dell’elettorato  si astiene dalle urne anche perché non si ritrova in nessuno dei due poli dominanti , ma l’astensione dalle urne è soprattutto motivata da una scarsa valutazione della politica come soluzione ai problemi dei cittadini. E chi si astiene difficilmente torna alla partecipazione politica se non dietro ad una forte motivazione, che solo un grande e credibile progetto per il paese può dare. Insomma appare evidente, anche dai risultati delle ultime consultazioni elettorali con il fallimento del cosiddetto terzo polo nelle elezioni lombarde ed in quelle del Friuli,  che gli elettori non gradiscono un altro incerto attore in quel che si definisce il teatrino della politica. C’è poi la nebulosa incertezza degli approdi sia di Azione che di Italia Viva. La formazione di Calenda sembra caratterizzarsi come  un ambizioso progetto liberaldemocratico  laico-riformista mentre il partito di Renzi sembra cercare approdi incerti e contraddittori con uno sguardo a FI da una parte e dall’altra un’attenzione all’elettorato cattolico moderato. Tutto questo in attesa che fallisca il progetto della rinascita del PD e che si dissolva la FI postberlusconiana. Ma  gli elettorati non si ereditano, si conquistano con progetti chiari ed attenti alla polarizzazione della politica, che semplifica e non ama le zone grigie ed incerte. Da ultimo la forte caratterizzazione personale dei due partiti, nati ed incentrati su due leader con caratteri difficilmente compatibili, ha fatto il resto. Ora non c’è dato di sapere come finirà tutta la vicenda, se il tramonto del progetto del terzo polo è definitivo o se c’è da aspettarsi una qualche rediviva rinascita. E’ comunque certo che senza una nuova legge elettorale di stampo proporzionale e senza un ritorno alla pratica politica  dei governi, che nascono e muoiono in parlamento, pensare a frenare la polarizzazione in atto  è puro velleitarismo. In attesa di questo è bene che si torni ad una maggiore attenzione alla posta in gioco che c’è per il paese. Se a destra pur nella diversità e nei distinguo i tre partiti FDI, FI e Lega trovano sempre un’intesa per presentarsi uniti alle elezioni e dall’altra parte invece si continua con le divisioni ed una sfrenata concorrenza suicida, l’Italia dovrà tenersi ,non si sa per quanto, il governo della Meloni senza che la maggioranza di destra-centro si veda fronteggiata da un coeso progetto politico alternativo. Ed allora dov’è lo spazio per il terzo polo?