Coronavirus, terapia intensiva il cuore dell’ Ospedale. Testimonianze dal centro nevralgico dove si combatte fino all’ ultimo.

” Con i pazienti, qui, non hai alcun rapporto. Il rapporto ce  l’ hai con i loro polmoni. Poi, quando piano piano li risvegli, hai qualche piccola soddisfazione, ma dura pochissimo perchè devi subito dimetterli per fare spazio “, sono le parole di un medico della Terapia Intensiva dell’ Ospedale Papa Giovanni  XXIII di Bergamo, oggi interamente destinata ai pazienti Covid -19.  E’ la più grande d ‘Europa con 92 posti letto e 12 di subintensiva. Un racconto raccolto ieri dalla giornalista Maddalena Berbenni del Corriere della Sera. La Terapia Intensiva rappresenta un “mondo ignoto” e spesso spersonalizzante. Un malato che ha vissuto questa esperienza la racconta come un’esperienza limite; ciò che senti, provi, osservi, dalla tua postazione immobile, per giorni,ore, minuti lunghissimi è molto intenso. La notte è lunga, i rumori ripetitivi, gli allarmi suonano continuamente. La bellezza della vita là dentro è stupirsi della propria voce che ritorna improvvisamente in modo incontrollato. Un paziente racconta che ha iniziato a scrivere qualcosa su questa esperienza, dove ” ho conosciuto professionisti seri ma soprattutto persone, capaci di darti quella sicurezza necessaria a superare i momenti difficili “. Turni massacranti, battaglie estenuanti, un lavoro delicato al confine tra la vita e la morte. Con il coronavirus si è creato un rapporto ancora migliore tra operatori. ” Non credevo saremmo riusciti a fare tanto – confessa un medico – l ‘interdisciplinarità è stata importante, tra noi colleghi ci si sostiene di più “.  La terapia intensiva rappresenta il centro nevralgico della battaglia contro il coronavirus. Il paziente viene messo sotto il casco c-pap e se peggiora viene intubato. Ogni giorno costretti ad affrontare una notevole quantità di casi critici, come essere sommersi da più onde enormi. La ventilazione non intensiva è un alleato prezioso: molti sono guariti così e ai medici della intensiva fa guadagnare tempo prezioso. Prima del coronavirus i posti della Terapia Intensiva in Umbria erano 69, oggi sono un centinaio. Oggi più della metà sono occupati da malati positivi al Covid-19, mentre scriviamo sono quasi 50 persone che lottano tra la vita e la morte in un lettino dell’Intensiva. Poi ci sono tutti gli altri pazienti, quelli non coronavirus, che lottano per vivere, perchè la vita è, di fatto, una lotta. Sandro Pertini , amatissimo Presidente della Repubblica, diceva spesso: ” Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza “. E’ un pò così anche per medici e infermieri della Terapia Intensiva , che sanno benissimo che qualcuno non ce la farà ma fino alla fine lavorano senza paura. ” Un giorno il mondo mi è caduto addosso – racconta un papà – mio figlio dopo un drammatico incidente era in rianimazione all ‘Ospedale di Perugia, il giorno era come la notte, lo potevo vedere per pochi minuti, intubato e steso su una postazione immobile. Il tempo non passava mai e le speranze erano ridotte al lumicino. Eppure quei medici e infermieri hanno lottato fino all’ ultimo e , con professionalità e umanità hanno vinto “. E’ vero la Terapia intensiva è una esperienza limite ma è anche un luogo che fa tornare il sorriso. L ‘Umbria è fortunata, ci sono Terapie Intensive all ‘avanguardia e professionisti tra i migliori in Italia, loro sanno bene di poter vincere anche questa guerra contro il coronavirus e gli umbri sanno che i loro cari sono in buone mani.