Fase 2, proteste e tensioni in Umbria. Le incertezze della Tesei, l ‘ordine sparso delle Regioni.

Forse era prevedibile, forse si poteva (doveva) allargare un po’.  Certo è  che non mancano le tensioni sulle scelte fatte dal governo per la fase due. Anche in Umbria commercianti e artigiani si dichiarano delusi. Non approvano l ‘ approccio di massima cautela. Per Giorgio Mencaroni della Confcommercio  ” è irragionevole, siamo esasperati”; per Roberto Giannangeli della Cna i provvedimenti annunciati da Conte ” sono inaccettabili”; per la Confartigianato ” è paradossale”. É  anche vero che in queste circostanze c ‘è  sempre chi è scontento per troppo poco o per il contrario. I sindacati, invece, se la prendono con i rappresentanti delle imprese: siamo ancora in una fase di pandemia e ci vuole poco perché  un nuovo focolaio  del virus si sviluppi. A sua volta il premier Conte non vuole che si ripeta quello che è  successo  in altri paesi, che hanno dovuto ristabilire il lockdown. Naturalmente , come è accaduto spesso in queste settimane, le Regioni procedono in ordine sparso. Luca Zaia, Presidente del Veneto, è  pronto a firmare una ordinanza che consente lo spostamento individuale su tutto il territorio regionale per recarsi alle seconde case di proprietà e fare attività  motoria in tutto il territorio  comunale anche in bici. La Toscana ha fatto ripartire i settori produttivi dell ‘ export, in particolare a Prato. Da oggi nelle Marche è  consentito la vendita di cibo da asporto da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e da parte delle attività  anche artigianali come rosticceria,pizzerie al taglio, gelaterie e friggitorie. Proprio per questo la Confartigianato è  molto critica con la Regione dell’ Umbria e la Presidente Tesei.  ” È deleterio il fatto – sostiene la Confartigianato –  che l ‘ Umbria, la Regione con la minore incidenza del contagio, sia del tutto indifferente e in atteggiamento passivo di fronte alle iniziative  praticamente di tutte le regioni del nord e del centro che stanno cercando una strada autonoma per rispondere alle esigenze economiche di riapertura in piena sicurezza delle attività “. La Tesei per ora si è  limitata a ricordare che il Dpcm lega le mani alle Regioni ma che l ‘ Umbria proverà  a presentare un pacchetto di proposte. Molti commercianti umbri, ad esempio, temono che quando a maggio riapriranno  non troveranno  più i consumatori in attesa di fare acquisti, visto che l ‘ avranno già  fatti, nei mesi antecedenti, sulle piattaforme on line.  Non solo, se proprio si voleva a livello nazionale proseguire su una scelta di prudenza, si sarebbe potuto scegliere una politica differenziata delle aperture su scala regionale. In quelle Regioni come l ‘ Umbria, a basso rischio Covid,  queste attività  commerciali avrebbero potuto ripartire subito, mentre in altre Regioni, come la Lombardia, il lockdown avrebbe potuto attendere un po’.  Ma per molti, non solo Confartigianato, l ‘ Umbria non è  stata capace di far sentire la sua voce nelle sedi istituzionali opportune, anche contrapponendosi se necessario a governi regionali del nord Italia, che in queste settimane si sono opposti all’ apertura differenziata su scala regionale. L ‘ aver tenacemente inseguito un progetto di appartenenza potrebbe veramente, alla fine , aver indebolito le legittime aspettative dell’  Umbria.