Il nuovo Prefetto di Perugia: criminalità organizzata non radicata in Umbria. Ma terreno fertile per investimenti mafiosi.

” In Umbria non ci sono organizzazioni criminali radicate sul territorio, ma questo non significa che la regione non sia terreno fertile per investimenti da parte delle stesse, anche se ci sono armi per contrastare “, lo ha affermato il nuovo Prefetto di Perugia, Armando Gradone, nel corso della conferenza stampa di insediamento. Grandone ha sottolineato come , in merito alle infiltrazioni della criminalità organizzata in Umbria, ci sia ormai un orientamento ” convergente e incontrovertibile  da parte delle forze di Polizia, dell’autorità giudiziaria e di altri attori”. Per il nuovo Prefetto, mandato a Perugia dal Ministro Luciana Lamorgese , ” interessi mafiosi possono trovare qui forme di affari e quindi bisogna fare di tutto perchè le mire di questi soggetti stiano lontane da questa terra”. Per quanto fatto in Umbria in questi anni aggiunge che ” c’è stato un lavoro preciso, minuzioso, significativo e di notevole mole che ha prodotto risultati importanti”. Lo screening ha riguardato, per la sola provincia di Perugia, una media di mille soggetti imprenditoriali all’anno che sono passati e passeranno sotto i raggi x, comprese anche le aree del terremoto per la ricostruzione”. Un lavoro straordinario con numerosi strumenti messi in campo che ” spero di moltiplicare ulteriormente”, ha commentato il nuovo Prefetto, perchè ” ci sono tanti strumenti che si possono utilizzare, a partire dalle forze dell’ordine, e cogliere sul nascere questo tipo di fenomeni”. Ma per Armando Gradone  in Umbria ci sono ” le armi ” necessarie per affrontare tutto questo perchè , ha spiegato , ” si è radicata un’ottima collaborazione tra forze di Polizia, attività giudiziaria e altre istituzioni, capace di mettere insieme le intelligenze di ognuno per arricchire il patrimonio di conoscenze necessarie per combattere soggetti criminali”. Il Prefetto si è detto quindi ” fiducioso” per il futuro, perchè in Umbria ” si sono consolidate esperienze di collaborazione che consentono di ricevere tempestivamente segnali di pericolo”.