Quarta dose sì o no ? Al momento no, dubbi sull’opportunità. Le perplessità di Oms e Ema

Quarta dose di vaccino anti Sars-Cov2 si farà o no ? Perché si e perché no ? Oggi sul Corriere della Sera è l’immunologo Mario Clerici a provare a dare delle risposte. Clerici, professionista stimato e apprezzato da tutti, è professore all’Università di Milano e alla Fondazione Don Gnocchi. Prima ancora, sulla questione “quarta dose sì o no” si sono pronunciate l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e l’Agenzia Europea del farmaco (Ema) che hanno ribadito ” che non si può pensare di vaccinare la popolazione ogni quattro o cinque mesi”.  Anche perché molti scienziati ritengono che la ripetuta somministrazione di richiami vaccinali potrebbe indebolire le difese immunitarie. E’ vero o no ? ” E’ un fenomeno che si è osservato fin dagli anni Settanta – dichiara il professor Clerici –  negli animali da esperimento. Se si espone un organismo ad alte dosi di un antigene virale (presente in un vaccino) in successione, si crea uno stato di tolleranza. In altre parole certe cellule immunitarie  (chiamate Beta) non producono più anticorpi: quelli che si misurano nel sangue e che sono una prima barriera al virus. Rimane però efficace la cosiddetta risposta cellulare”. Lo stimato immunologo ritiene che la quarta dose, al momento, ” non ha molto senso”. Le tre dosi sarebbero sufficienti per contrastare la malattia grave, anche nei casi di infezione da variante Omicron. La carica virale è, infatti, molto ridotta , come pure la capacità di trasmettere la malattia. Tra l’altro è interessante osservare che chi è guarito da un’infezione  da Coronavirus ha una protezione più ampia nei confronti di una reinfezione, perché ha riconosciuto il virus nella sua totalità e non solo in certe parti, come quelle presenti nel vaccino. C’è comunque da dire che dopo Israele e Cile, ora anche alcuni paesi europei partono con la quarta dose. A fare da apripista Danimarca, Spagna e Grecia che hanno dato il via libera al secondo booster per i più fragili. Solo l’Ungheria, comunque, è partita con la protezione della quarta dose a tutta la popolazione mentre gli altri Paesi si sono limitati alla somministrazione ad un gruppo di persone che corrono il rischio più alto: malati di cancro, pazienti in immunoterapia e persone con immunodeficienza.