Scuola, anche in Umbria riapertura tra mille ostacoli: presidi preoccupati per personale assente

E’ stata una riapertura tra diversi ostacoli quella di oggi delle scuole dell’Umbria, dopo le vacanze natalizie. Con quattro comuni (Spoleto, Narni, Campello sul Clitunno e Arrone) che hanno fatto slittare il rientro in classe per ragioni legate all’aumento dei contagi, con il Sindaco di Gubbio che ha chiuso solo per oggi le scuole della propria città in seguito alla nevicata di ieri e con i presidi preoccupati per una gestione complicata anche da personale assente, quarantene da gestire e moduli da compilare. La linea del governo però resta ferma: le scuole sono “luoghi sicuri”, assicura il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, che con una circolare annuncia test gratuiti e veloci per tutti gli studenti. Nel frattempo però è arrivata una buona notizia per i test: non bisognerà più aspettare la chiamata dell’Asl. La famiglia dello studente di medie e superiori, una volta informata del contatto, potrà chiamare direttamente il medico di famiglia. I medici, a loro volta, potranno effettuare il tampone o far effettuare il test gratuito presso una farmacia. Questo dovrebbe consentire il più possibile le lezioni in presenza. Un’altra novità importante arriva dal ministero della Salute che ha fatto sapere che fino al 10 febbraio gli studenti sopra i 12 anni potranno salire sugli scuolabus anche solo con la mascherina Ffp2. “Problemi di contagi Covid-19 tra gli studenti per il ritorno in classe  ci saranno a cominciare da martedì, oggi i dirigenti scolastici sono stati chiamati a fronteggiare le eventuali assenze del personale scolastico”: a parlare all’Ansa è stata Rita Coccia, presidente dell’Associazione nazionale presidi dell’Umbria. ” Quella odierna – spiega l’ex dirigente dell’ Itis “Volta” di Perugia, adesso in pensione – è di fatto una giornata di attesa di quello che accadrà”. Gli studenti per la prima volta dopo oltre due settimane si sono ritrovati a vivere spazi comuni. ” Ora non resta che vedere cosa accadrà – aggiunge Rita Coccia –  personalmente ho sempre pensato che la scuola  sia un servizio primario e quindi sono sempre a favore della scuola in presenza, ma ovviamente se ci sono le condizioni per tenerla aperta. Mi spiego. Non si può fare il discorso semplicistico dad si o dad no. A mio avviso sarebbe necessario valutare caso per caso, territorio per territorio: il rischio contagio che si corre in una classe  di una scuola di città con 25-30 alunni è diverso da quello che può corre con 12 studenti che si trova in un paese di montagna”. Per la Coccia “l’errore più grande è pensare di tornare alla scuola pre-Covid non appena calano i contagi. Quel sistema scolastico non esiste più e bisogna prenderne atto a tutti i livelli. Bisogna ad esempio ripensare il sistema dei trasporti scolastici, occorre creare impianti di areazione degli istituti, immaginare organici scolastici che possano sopperire alle assenze dei docenti e del personale Ata. E poi dotare tutte le scuole di sistemi informatici che possano permettere di immaginare la didattica a distanza non come un ripiego per gestire l’emergenza, ma come un’integrazione alla normale didattica in presenza. Questi due anni di pandemia ci hanno detto che è giunto il momento di ripensare il modello scuola”. La presidente dell’Associazione nazionale presidi dell’Umbria conclude con una considerazione sui docenti no vax: ” Dopo 43 anni di servizio mi sarei attesa una risposta diversa, fortunatamente quelli non vaccinati sono davvero molto pochi”.